Figlio di un mercante di granaglie venne avviato agli studi di legge e s’impiegò
presso un avvocato a Saint-Quentin; nel 1890 cominciò a dedicarsi alla pittura e
frequentò la scuola di Quentin-Latour. In seguito, tornato a Parigi nel 1892,
s’iscrisse ali’Académie Julian dove si preparò al concorso di ammissione
all’Accademia e seguì contemporaneamente i corsi serali dell’Ecole des arts
décoratifs, dove conobbe Albert Marquet. Gustave Moreau ne notò i disegni e lo
ammise al suo corso (marzo 1895) dispensandolo dalla prova di ammissione; M potè
misurarsi con gli esempi dei maestri antichi e formare la sua personalità
artistica. Conobbe Rouault, Camoin, Manguin, il pittore belga Evenepoel. I primi
quadri di M rievocano l’atmosfera ovattata e l’oggettività poetica dei Nabis
(Liseuse, 1895: Parigi, mnam), ma rivelano già un acuto interesse per la
composizione del dipinto.
Nell’estate del 1896 incontrò l’australiano John Russel; amico di Robin, collezionista delle opere di Emile Bernard e di van
Gogh, Russel aveva lavorato, dieci anni prima, con quest’ultimo e donò a M due
disegni. Grazie a questi nuovi contatti il linguaggio di M acquistò maggior
padronanza ed il pittore andò prudentemente schiarendo la sua tavolozza (il
Tessitore Bretone, 1896: Parigi, mnam). Russel gli fece conoscere Rodin (cui si
ispirerà poco dopo nelle prime sculture) e Camille Pissarro. Nei numerosi studi
di paesaggio da lui eseguiti alla fine del XIX sec. è ancora viva la lezione
dell’impressionismo, vivificata da quella di van Gogh l’Albero, 1898: conservato
a Bordeaux).
Il saggio di Signac De Delacroix au Nèo-Impressionnisme, pubblicato
su «la Revue blanche» nel 1899, attirò l’attenzione di M sul problema del
colore. Insieme a Marquet, seguendo i consigli del comune maestro Moreau,
alternò gli studi dal vero (ad Arcueil, al Lussemburgo) alle interpretazioni di
opere antiche. Un «pre-fauvisme» vide la luce dal 1899, con nature morte dai
toni saturi, di un azzurro cobalto, di verdi smeraldo e di arancio, di viola
purpurei, con anatomie femminili o maschili semplificate plasticamente (Nudo in
studio: Londra, Tate Gall.). Malgrado la modestia dei suoi mezzi economici, M
comprò stampe e crépons giapponesi, un gesso di Rodin e, da Vollard, uno studio
delle Bagnanti di Cézanne (Parigi, Petit Palais), nonché una Testa di ragazzo di
Gauguin.
Nel 1901 espose al Salon des Indépendants e nello stesso anno Derain,
alla retrospettiva di van Gogh presso Bernheim-Jeune, gli presentava Vlaminck.
Quella tra il 1901 e il 1903 è peraltro la fase più austera della pittura di M –
cui non è estranea la pratica della scultura nel segno di Robin e di Barye –: il
colore cala di tono, le superfici sono rigorosamente concepite in funzione del
rettangolo del quadro, ed obbediscono a un ritmo in qualche modo cézanniano
(Notre-Dame di tardo pomeriggio, 1902: Buffalo, Albright-Knox Art Gall.).
Il periodo fauve
Il 1904 è l’anno delle esperienze decisive. Dopo aver esposto da Vollard in
giugno (prima personale), M passa l’estate a Saint-Tropez presso Signac
provandosi nella tecnica neo-impressionista. La Terrazza di Signac a
Saint-Tropez (1904: Boston, I. S. Gardner Museum) presenta subito la sintesi
delle precedenti conquiste con impaginazioni japonisantes. In M è fondamentale
la capacità di ripartire con equilibrio masse ed arabeschi decorativi: Lusso,
calma e voluttà (Parigi, mo), esposto agli Indépendants nel 1905 e acquistato da
Signac, rivela sotto questo aspetto un flagrante disaccordo tra linea e colore,
ma il tema della gioia apollinea, raggiante sulla pienezza delle forme e sulla
natura pacificata, è significativo dell’evoluzione di M. Il procedimento
divisionista gli consente inoltre di verificare più da vicino la qualità e la
quantità sensoriale, emotiva, di ciascun tocco di colore sul campo della tela
(Nudo in studio, 1904-905: Parigi, mnam). Forte di questa nuova esperienza, dal
1905 al 1907, durante il breve periodo di parossismo fauve, M realizza le
interpretazioni più audaci, ma anche più variate, sia nel paesaggio che nel
ritratto e nella composizione a figure. Nell’estate del 1905 realizzò numerosi
bozzetti e studi per la Gioia di vivere (1906: Merion, Penn., Barnes Foundation).
La piccola Pastorale (Parigi, mamv) è un primo punto fermo per lo sviluppo
dell’artista. Nella Finestra aperta a Collioure (New York, coll. John Hay
Whitney) e nella Donna col cappello (San Francisco, coll. Walter A. Maas),
esposti al Salon d’Automme del 1905, l’empito creativo e decorativo – evidente
soprattutto nei paesaggi – presenta nel volto di donna, verde, ocra, e malva, un
inedito vigore espressivo che si ritrova nel Ritratto dalla riga verde (1905:
Copenhagen, smfk) e nella Gitana, dagli accenti espressionisti (1906:
Saint-Tropez, Museo dell’Annonciade). Il saldo assetto di queste figure,
costruite su vasti piani timbrici (verde, viola, indaco, blu notte), lascia
presentire un’evoluzione verso il rinserrarsi della forma, aiutata dalla
frequentazione delle opere di Gauguin e dalla scultura africana.
Definizione di una poetica
II fauvisme aveva ormai bruciato le sue fiammate
migliori e Picasso dipingeva le Demoiselles d’Avignon nel 1907, anno della
retrospettiva Cézanne al Salon d’Automme. M nel frattempo appariva soprattutto
agli occhi dei collezionisti stranieri (Stein,·ãukin, Morodov) il caposcuola
della pittura francese. Nel 1908, su loro sollecitazione, aprì nel suo studio
parigino in rue de Sèvres un’Accademia, frequentata soprattutto da americani,
tedeschi e scandinavi, e pubblicò le Notes d’un peintre (25 dicembre 1908) nella
«Grande Revue», che sono importanti per comprendere la sua pittura.
Per M l’espressione nasce dalla struttura del quadro e non dal contenuto emotivo
come in van Gogh o negli artisti tedeschi di Die Brücke; si basa sulla ricerca
delle «linee essenziali» e questo aspetto eminentemente armonico deve, secondo
il suo intento, offrire all’uomo moderno un piacere tutto classico. La Musica e
la Danza, commissionati da ·ãukin nel 1909 (oggi all’Ermitage di San
Pietroburgo) illustrano eccellentemente la celebre affermazione «Tre colori per
un vasto pannello di danza: l’azzurro del cielo, il rosa dei corpi, il verde
della collina» (intervista a «Nouvelles», 12 aprile 1909).
Il gusto per la
musicalità astratta delle linee e dei colori è confermato dall’interesse
dell’artista per l’arte musulmana: nel 1910 visitò con Marquet la mostra di
Monaco; trascorse l’inverno del 1910-11 nella Spagna meridionale e l’inizio
dell’anno successivo in Marocco, dove ritornò nel 1913. L’espressionismo della
Gitana riappare nell’Algerina (1909: Parigi, mnam), ma è in qualche modo
decantato. Questa figura, trattata con sobrie e vigorose zone piatte bruscamente
definite dai neri, rammenta la tecnica dell’incisione su legno e non è priva di
rapporti con le opere, pressappoco contemporanee, di Kirchner. S’impone la
stessa osservazione per i nudi eseguiti durante l’estate del 1909 a Cavalière
(Nudo rosa: conservato a Grenoble). Alcune nature morte sfruttano una
disposizione ed un tocco ancora cézanniani (Natura morta con aranci, 1912:
Parigi, Museo Picasso), mentre altre (al pari di taluni quadri d’interni)
sviluppano il tema in una successione di tinte piatte molto attentamente
ordinate in rapporto alla superficie della tela, su cui s’iscrivono i motivi
preferiti (la Famiglia del pittore, 1911: San Pietroburgo, Ermitage; i Pesci
rossi, 1911: Mosca, Museo Pu∫kin).
Il sottile equilibrio matissiano tra rigore e
sensibilità raggiunge acutezza estrema nella Finestra azzurra del 1911 (New
York, moma), eseguita a Issi-les-Moulineaux, dove il pittore abitava dal 1909.
Acquistati da Morosov, i tre quadri detti «Trittico marocchino» (1912: San
Pietroburgo, Ermitage; Mosca, Museo Pu∫kin) propongono, con stile più disteso
grazie alla luce mediterranea, in cui il colore suggerisce la forma, una sintesi
delle recenti ricerche. Nel 1914 M riprese uno studio al n. 19 di quai
Saint-Michel.
Prima di riscoprire Nizza e la sua pienezza solare, nel 1917, come all’inizio
della sua carriera, passò attraverso un periodo di austerità, ricercando armonie
più scure e audaci semplificazioni che presentano paralleli con quelle del
cubismo sintetico. Realizza opere in cui i diversi motivi, incastonati
felicemente da curve tracciate su un vasto fondo nero – il nero, «colore di
luce», dice M – sono segni puri, benché identificabili (i Marocchini, 1916: New
York, moma; i Coloquintidi, 1916: ivi). La Portafinestra a Collioure (1914:
coll., priv.) va ancor più lontano: eliminati i dettagli della finestra, restano
presenti soltanto campi cromatici essenziali, che attireranno l’attenzione di
Newman, Reinhardt e Rothko.
Nizza
Nel 1921 M si stabilì a Nizza. L’Interno a
Nizza (1917-18: Copenhagen, smfk), nel quale le palme e la luce del Mezzogiorno
occupano un posto ancora discreto ma rivelatore, servono di transizione tra la
produzione parigina e quella degli anni Venti. Alcune creazioni presentano una
leggerezza ellittica vicina a quella di Bonnard (Interno a Nizza, 1921: Parigi,
mnam), che assorbe interamente la presenza femminile. Altre invece le riservano
un effetto di sensibile plasticismo (confrontabile con i risultati delle
contemporanee sculture dell’artista). La Figura decorativa su fondo ornamentale
(1925-26: Parigi, mnam), dal titolo quanto mai esplicito circa gli intenti di M,
eleva un’immagine femminile, in parte fedele al canone dell’arte negra, contro
gli arabeschi della decorazione musulmana. Dopo la sensualità intimista delle
prime odalische, quest’opera partecipa dell’atmosfera degli anni intorno al
1925, sintesi dei vari apporti estetici dell’inizio del secolo, e d’altro lato
indica l’inizio di nuove e feconde ricerche di stile monumentale e d’ordine
decorativo.
Viaggi e ricerche diverse
Nel 1930 M si recò a Tahiti passando per New York e San Francisco; l’autunno
seguente tornò negli Stati Uniti, chiamato a far parte della giuria
dell’Esposizione internazionale Carnegie a Pittsburgh; poi andò a Merion
(Pennsylvania), ove il dott. Barnes gli chiese un dipinto murale sul tema della
Danza, già trattato per ·ãukin nel 1910. La seconda versione venne sistemata in
loco nel 1933, in presenza dell’artista (la prima, al mamv di Parigi, non
corrispondeva esattamente alla cornice architettonica) ed attesta un’esemplare
maestria dell’arabesco dinamico che restituisce il nudo iscritto su uno sfondo.
Per collocare più agevolmente le proprie figure, M impiegava durante il lavoro
preparatorio carte a guazzo ritagliate (procedimento di cui si servì poi, nel
1937, per la copertina di «Verve», edita da Tériade). Nel contempo incise per
Albert Skira le illustrazioni dei Poèmes di Mallarmé (ventinove acqueforti),
pubblicati nel 1832. Tre anni dopo eseguì Finestra a Tahiti (le Cateau, Museo
Matisse), cartone per un
arazzo tessuto a Beauvais per Mme Cuttoli, e nel 1938 disegnò le scena e i
costumi di Rouge et noir, coreografia di Massine, creato per i Balletti russi di
Montecarlo nel 1939. Queste realizzazioni influirono sulla sua concezione del
quadro di cavalietto che si espresse nello studio reiterato dello stesso tema
che prova a definirsi attraverso una diversa composizione dei motivi (due
versioni successive del Nudo rosa, maggio-ottobre 1934: Baltimore, am).
Cimiez e Vence, i guazzi ritagliati
Nel 1938 M si stabiliva a Cimiez, lasciandola nel 1934 per Vence. La guerra, che
segna l’interruzione degli incarichi monumentali, gli consente di adattar meglio
alle esigenze del formato da cavalletto la sua esperienza recente con le grandi
superfici. La Blusa rumena (1940: Parigi, mnam), nata anch’essa da un complesso
lavoro preparatorio, presenta un felicissimo accordo tra le vaste superfici
rosse e bianche, contenute unicamente dagli arabeschi del disegno. Il disegno,
elemento tanto essenziale dello stile di M quanto la sua sensibilità
coloristica, svolse un ruolo maggiore durante gli ultimi anni (Temi e
variazioni, 158 disegni, 1941-42, pubblicati nel 1943). Gli studi di nudo,
soprattutto, evitano ogni modellato realistico, restituendo la presenza di un
volume femminile, con la sola flessione del tratto (disegni e carboncini esposti
a Parigi presso Carré nel 1941). Nel 1941 iniziò l’illustrazione di Pasiphaé di
Montherlant (pubblicato nel 1944) e del Florilège des oeuvres de Ronsard
(pubblicato nel 1948); nel 1942 quella dei Poèmes de Charles d’Orléans; ma aveva
ormai qualche difficoltà a maneggiare i pennelli. A Cimiez ed a Vence ricorse
sempre più spesso alle carte dipinte a guazzo e ritagliate («Ritagliare al vivo
nel colore mi ricorda l’intaglio diretto degli scultori»: cfr. i venti guazzi
ritagliati di «Jazz», pubblicati nel 1947). Nel 1945 fu allestita al Salon
d’Automne una retrospettiva del suo lavoro (dopo quella di Picasso nel 1944).
L’anno successivo egli lavorò ai cartoni di un arazzo per la Polinesia: il Cielo
e il Mare. L’asteria, lo squalo, l’uccello, il ramo di corallo sono liberamente
collocati in uno spazio illimitato.
Il processo di spiritualizzazione che
accompagnava il suo sforzo trovò l’ultimo sbocco nel contributo all’arte sacra:
nel 1948 M eseguì infatti il San Domenico nella chiesa di Notre-Dame-de-Toute-Grâce sulla spianata di Assy, e dal 1948 al 1951 si applicò
alla costruzione e alla decorazione della cappella dei Domenicani a Vence. La
cappella di Vence riveste un duplice significato, insieme spirituale ed
estetico: spirituale per la funzione simbolica svolta dai diversi motivi e
figure, che riflettono la concezione di M di fronte al problema religioso,
estetica per la volontà di semplificazione che presiede alla scelta sia del
disegno che dei colori. A questo proposito, parlando delle vetrate, l’artista
fece notare che i colori sono comuni, giallo limone, verde bottiglia, blu cielo;
il valore artistico è nella reciproca quantità, nell’esatta appropriazione del
campo loro assegnato nei loro rapporti.
Le ultime tele di M offrono soltanto uno
degli aspetti di questa ricerca creativa capace di risolvere di colpo alcuni tra
i problemi che dovevano porsi con forza all’arte contemporanea: adattamento di
un linguaggio vivente all’edificio di culto, rinnovamento tecnico proprio quando
la pittura ad olio sembrava aver esaurito ogni sua possibilità. I guazzi
ritagliati (1950-54), talvolta ritmati dal disegno, uniscono la concisione del
motivo, isolatamente considerato, alla sontuosità decorativa dell’insieme: il
bestiario e la flora delle terre e dei mari caldi sono ormai catturati nella
trappola delle forbici, sensibili come prima i pennelli, e più adatti a tradurre
l’intimismo di questa raggiante conquista (Pesci cinesi, 1951: coll. priv.). E i
Nudi azzurri (1952) sono l’ultimo e supremo omaggio alla figura femminile in un
ordine unitario in cui linea, superficie, volume, colore vibrano all’unisono,
nella pienezza di un’armonia senza cedimenti (Parigi, coll., priv.; Basilea,
coll. priv.). Questa poetica trionfa ancora nel guazzo de La Lumaca (1952:
Londra, Tate Gall.), di esito sorprendente, «pannello astratto su una radice di
realtà», secondo l’autore. I grandi guazzi ritagliati esposti alla kh di Berna
nel 1959 sono stati poi presentati al Musée des arts décoratifs di Parigi nel
1962 ed hanno in qualche misura influenzato alcune ricerche contemporaneamente
nel campo dei collages e degli assemblages. Nel 1952 è stato inaugurato a Le
Cateau un Museo Henri M. Il Museo M a Cimiez conserva un’importante raccolta che
illustra i vari periodi dell’artista e tutti gli aspetti della sua attività.
Sue opere sono presenti nei grandi musei e collezioni private d’Europa e
d’America, principalmente a Mosca (Museo Pu∫kin), San Pietroburgo (Ermitage),
Copenhagen (smfk), New York (moma: la Lezione di pianoforte, 1961), Chicago (Art
Inst.: Donne al fiume, 1916), Baltimore (am), Parigi (mnam) e a Grenoble (Natura
morta con tappeto rosso, 1906; Interno con melanzane, 1911).