5/12/2020

Antonie van Dyck (Anversa 1599 - Londra 1641).

Formazione artistica: primo periodo di Anversa


Proveniente da una famiglia borghese di Anversa, perdette la madre a otto anni. Dall’ottobre del 1609 entrò come apprendista presso il pittore Hendrik van Balen. Avrebbe lasciato questo maestro all’età di sedici o diciassette anni. La fioritura precocissima del suo talento ha come cornice privilegiata Anversa, da dove si diffonde l’arte di Rubens, piú anziano di lui. L’11 febbraio 1618 viene accolto come maestro nella corporazione di San Luca ad Anversa. Può allora accettare incarichi in proprio. Verso questa data diviene assistente, ma non allievo, di Rubens; questa collaborazione arricchirà la sua cultura artistica. Le prime opere di D, dal 1616 al 1618 ca., una serie di Busti di apostoli (Dresda, gg; Besançon, mba), una Testa d’uomo (Aixen- Provence, Museo Granet), uno Studio di testa (Parigi, Louvre), derivano soprattutto dall’estetica realista caravaggesca, per il vigore della fattura a larghi tocchi, le carni brune o rossastre, le lumeggiature. Tale produzione giovanile presenta dunque affinità con quella di Jordaens, accanto al quale D lavora nella bottega di Rubens. Questi realizzava allora schizzi in base ai quali D eseguí il Baccanale (Berlino-Dahlem), Sant’Ambrogio e l’imperatore Teodosio (Londra, ng); il Ritratto di Jacqueline van Caestre (Bruxelles, mrba), per lungo tempo attribuito a Rubens, dimostra l’ascendente notevole da questi esercitato sul giovane collaboratore. Tuttavia, parallelamente al suo lavoro di assistente, D proseguiva la propria carriera: il San Martino che divide il suo mantello (chiesa di Saventhem) o il Martirio di san Sebastiano (Parigi, Louvre) si contrappongono, per l’assottigliarsi e l’idealizzarsi delle forme, alla violenza esaltata delle possenti masse di Rubens. D comincia allora la sua carriera di ritrattista. Il suo Ritratto di famiglia (Leningrado, Ermitage) presenta, nella disposizione delle figure e nel trattamento dei collaretti e delle stoffe, analogie con la tradizione fiamminga.


Sin dal 1618-1620 si afferma il suo genio: per la prima volta il volto umano sfugge a qualsiasi forma stilistica tradizionale, individualizzandosi al massimo grado; d’altra parte gli atteggiamenti, le inquadrature riempite dai personaggi derivano da un ideale di bellezza, da un gusto nuovo per la pompa e la rappresentanza che si riscontrano in tutti i suoi ritratti: Cornelis van der Geest (Londra, ng), gli Autoritratti (Leningrado, Ermitage, Monaco, ap), i ritratti degli Snyders (New York, Frick Coll.) attestano questo dualismo. Nel 1621 D si recò per qualche mese alla corte d’Inghilterra dove il conte di Arundel ne aveva preparato l’arrivo. Malgrado un’elargizione di 100 sterline da parte del re, non sembra che vi abbia avuto successo; il favore della corte andava allora infatti al ritrattista Jan Mytens. Tornò ad Anversa alla fine di febbraio del 1621 e, il 3 ottobre dello stesso anno, intraprese un lungo viaggio in Italia.