5/13/2020

La Bellezza come proporzione e armonia

Secondo il senso comune giudichiamo bella una cosa ben proporzionata. È pertanto spiegabile perché sin dall'antichità si fosse identificata la Bellezza con la proporzione - anche se occorre ricordare che nella definizione comune della Bellezza, nel mondo greco e latino, si univa sempre alla proporzione anche la piacevolezza del colore (e della luce).

Quando nella Grecia antica i filosofi detti pre-socratici - come Talete, Anassimandro e Anassimene,fra il VII e il VI secolo a.C.- iniziano a discutere di quale sia il principio di tutte le cose (e indicano l'origine della realtà nell'acqua, nell'infinito originario, nell'aria) essi mirano a dare una definizione del mondo come un tutto ordinato e governato da una sola legge.Questo significa anche pensare al mondo come a una forma, e i greci avvertono nettamente l'identità tra Forma e Bellezza.
Tuttavia, chi affermerà queste cose in modo esplicito, iniziando a stringere in un solo nodo cosmologia, matematica, scienza naturale ed estetica, sarà Pitagora con la sua scuola, nel VI secolo a.C. Pitagora (che probabilmente nel corso dei suoi viaggi era venuto in contatto con le riflessioni matematiche degli egizi) è il primo a sostenere che il principio di tutte le cose è il numero.

I pitagorici avvertono una sorta di sacro terrore di fronte all'infinito e a ciò che non può essere ricondotto a un limite, e perciò cercano nel numero la regola capace di limitare la realtà, di darle ordine e comprensibilità. Con Pitagora nasce una visione estetico-matematica dell'universo: tutte le cose esistono perché riflettono un ordine; e sono ordinate perché in esse si realizzano leggi matematiche, che sono insieme condizione di esistenza e di Bellezza.

I pitagorici sono i primi a studiare i rapporti matematici che regolano i suoni musicali, le proporzioni su cui si basano gli intervalli, il rapporto tra la lunghezza di una corda e l'altezza di un suono. L'idea dell'armonia musicale si associa strettamente a ogni regola per la produzione del Bello.

Questa idea della proporzione attraversa tutta l'antichità e si trasmette al Medioevo attraverso l'opera di Boezio tra IV e V secolo d.C. Boezio ricorda che un giorno Pitagora osservò come i martelli di un fabbro, picchiando sull'incudine, producessero suoni diversi e si rese conto che i rapporti tra i suoni della gamma così ottenuta erano proporzionali al peso dei martelli.

Non solo, Boezio ricorda come i pitagorici sapessero che i diversi modi musicali influiscono diversamente sulla psicologia degli individui, e parlassero di ritmi duri e ritmi temperati, ritmi adatti a educare gagliardamente i fanciulli e ritmi molli e lascivi.

Pitagora aveva reso più calmo e padrone di sé un adolescente ubriaco facendogli ascoltare una melodia di modo ipofrigio in ritmo spondaico (poiché il modo frigio lo stava sovreccitando). I pitagorici, pacificando nel sonno le cure quotidiane, si facevano addormentare da determinate cantilene; svegliatisi si liberavano dal torpore del sonno con altre modulazioni.