Il padre, originario di Aix e
del Delfinato, dapprima operaio poi cappellaio, nel 1847 divenne
banchiere, assicurando al figlio un avvenire privo di
preoccupazioni finanziarie. Dal 1852 al 1858 C ricevette una
solida formazione umanistica al collegio Bourbon di Aix, dove
divenne amico di Zola. Presa la maturità nel 1858, C entrò
nella facoltà di diritto, ma le lettere che si scambiava con
Zola lo indussero presto a rivendicare la propria indipendenza,
in nome di una vocazione pittorica che in quel momento
sembrava coincidere soprattutto col miraggio intellettuale
della capitale. Le Quattro stagioni (1860: Parigi, Petit-
Palais), di cui decorò il Jas de Boulfan, casa di campagna
che il padre aveva appena acquistato, dimostrano soprattutto
goffaggine giovanile. A Parigi, nel 1861, frequentò l’Académie
Suisse e approfittò dei consigli del suo conterraneo Villevieille;
si scoraggiò della propria inesperienza, e tornò per
breve tempo alla banca paterna, ma la vocazione pittorica si
era instaurata definitivamente. Dal 1862 al 1869, tra Parigi
ed Aix, C (che conosceva soltanto i caravaggeschi delle
chiese di Aix e le collezioni importanti, ma poco attuali, del
Museo Granet), fu testimone del conflitto che contrapponeva
l’eclettismo colto e insulso degli ambienti ufficiali al
realismo rivoluzionario di Courbet, di Manet e dei refusés
del 1863. L’opera di Delacroix, conciliazione anacronistica
dell’arte dei musei e del modernismo, apparve a C, alla retrospettiva
tenutasi nel 1864, un vocabolario estremo ove
attingere le proprie giustificazioni. Sensibile a questi diversi
influssi, C partecipò alle riunioni del caffè Guerbois e fu
abbagliato dal lirismo di Géricault o Daurnier.
La fase barocca
Le sue esuberanze e le sue angosce C le tradusse
in quella che definí poi la sua maniera couillarde. Con
un impasto squillante e fangoso, greve di neri spessi, brutalmente
tessuti, rievocava le scene di genere, erotiche e macabre,
ispirategli dai barocchi italiani e spagnoli e da qualcuno
dei loro imitatori, come Ribot (l’Orgia, 1864-68: coll.
Lecomte; la Maddalena, 1869: Parigi, mo; l’Autopsia, 1867-
69: coll. Lecomte). Piú sobri i ritratti e le nature morte, che
in questo periodo attestano sorprendente forza e intensità
(il Negro Scipione, 1865: San Paolo; Ritratto di Emperaire,
1866: Parigi, mo; la Pendola di marmo nero, 1869-71: Parigi,
coll. priv.). Trovandosi all’Estaque (1870) nel momento
in cui scoppiò la guerra tra Francia e Germania e la Comune
di Parigi, C ignorò il conflitto fino alla fine delle ostilità.
Dipingeva dal vero numerosi paesaggi di spiagge colorate,
audacemente composti (Neve che si scioglie all’Estaque, 1870:
Zurigo, coll. Bührle).
Contatti con l’impressionismo
Pronto ad assimilare le ricerche
degli impressionisti, nel 1872-73 C si stabilí presso
Pissarro ad Auvers-sur-Oise, subendone l’influsso. Piú sereno
accanto alla sua compagna, Hortense Fiquet, che gli
aveva appena dato un figlio, e ai suoi amici Guillaumin, Van
Gogh e soprattutto il dottor Gachet, C sostituiva, a piccoli
tocchi burrosi, «il tono al modellato», definendo in paesaggi
come la Casa dell’impiccato (1873: Parigi, mo) o in nature
morte come il Buffet conservato a Budapest (1873-77) un
universo personale fortemente animato, ma sempre assoggettato
alle esigenze dei quadro. Riservando l’analisi psicologica
agli autoritratti, pieni di diffidenza e di passione (coll.
Lecomte, 1873-76 ca.; Washington, coll. Phillips, 1877 ca.),
C studia semplicemente la cadenza dei volumi e dei toni nello
spazio pittorico. L’impianto geometrico di Madame Cézanne
con la poltrona rossa (1877: Boston, mfa), il dialogo
sereno della Natura morta con vaso e frutta (1877 ca.: New
York, mma), l’ordinamento degli alberi del Clos des Mathurins
(1877 ca.: Mosca, Museo Pu∫kin) dimostrano le stesse
problematiche, che il pittore da allora s’impegnerà a risolvere.
Pretesti per variazioni ritmiche, i corpi risolutamente
deformati della Lotta d’amore (1875-76: Washington, coll.
priv.) rammentano Rubens e Tiziano, come i Bagnanti e le
Bagnanti che C da allora comincia a dipingere. Nel 1874 aveva
partecipato alla prima mostra degli impressionisti, presso
Nadar; nel 1877 presentava sedici tele ed acquerelli alla
mostra impressionista in rue Pelletier. Ferito dallo scherno
della stampa e del pubblico, da allora si astenne dall’esporre
con i suoi amici.
La maturità
Irrequieto, l’artista passò a Parigi; presente talvolta
al caffè della Nouvelle-Athènes, piú spesso preferiva
la provincia: presso Zola a Médan nel 1880 (il padre, ostile
alla sua vita familiare, gli aveva tagliato i viveri); presso Pissarro,
a Pontoise, nel 1881; con Renoir a La Roche-Guyon,
poi a Marsiglia, ove incontrò Monticelli, nel 1883; con Monet
e Renoir all’Estaque nel 1884; presso Chocquet a Hatteriville
nel 1886. Fu un periodo di feconda maturità, durante
il quale C, discostandosi dagli impressionisti, padrone
ormai del tocco, riprese incessantemente i medesimi motivi.
Nell’intento di «fare del Poussin sulla natura» trattando
la natura «attraverso il cilindro e la sfera», dispone intorno
al cristallo azzurrastro della Montagna Sainte-Victoire
(1885-87: Londra, ng; New York, mma) la cadenza e l’ondeggiare
ocra e verde di terreni e di pini, fraziona ed equilibra
le sfaccettature dei muri di Gardanne (1886: Merion,
Fond. Barnes) e delle rocce di Aix (1887: Londra, Tate
Gall.), anima con reticoli lineari lo spazio opaco del mare
a L’Estaque (1882-85: New York, mma; e Parigi, mo; 1886-90: Chicago, Art Inst.), issa nell’atmosfera vibrante l’astrattismo
del Grande bagnante (1885-87: New York, moma).
L’armonia leggera del Vaso azzurro (1883-87: Parigi, Louvre)
sembra serbare la miracolosa attenzione degli acquerelli,
dove C indica il ritmo sobrio con un fine tracciato sostenuto
da un fragile tocco. Numerosissimi (Venturi ne segnala
oltre quattrocento), ma conosciuti soltanto da una cerchia
ristretta di collezionisti come Chocquet, Pellerin, Renoir,
Degas o il conte Camondo, questi acquerelli non vennero
quasi notati prima della mostra che venne loro dedicata da
Vollard nel 1905. Citiamo solo qualche esempio rilevante:
la Strada (1883-87: Chicago, Art Inst.), il Lago di Annecy
(1896: Saint Louis, City Art Gall.), i Tre crani (1900-1906:
Chicago, Art Inst.), il Ponte dei Trois-Sautes (1906: Cincinnati).
Diffusione dell’opera di Cézanne
Irritabile e diffidente,
molto isolato dopo il 1886, anno della morte del padre e della
definitiva rottura con Zola (il cui romanzo OEuvre, che in
parte lo prendeva a modello, l’aveva ferito), C era noto soltanto
ai rari iniziati che entravano, dal 1887 al 1893, da Tanguy
o che leggevano i testi confidenziali di Huysmans («La
Cravache», 4 agosto 1888) e di E. Bernard (Hommes d’aujourd’hui,
1892). Benché misterioso, C godeva peraltro
d’una certa notorietà: portativi da Gauguin, E. Bernard e
P. Sérusier, Maurice Denis e i Nabis ne subirono profondamente
sin da allora l’influsso; poté esporre una tela all’esposizione
universale del 1889, venne invitato presso i XX di
Bruxelles nel 1890. Le cento tele presentate nel 1895 da Vollard
attirarono fortemente l’attenzione, provocando un rialzo
dei prezzi, sensibile dal 1894 (vendite Druet e Tanguy)
al 1899 (vendita Chocquet). Nel 1900 all’esposizione universale
figurano tre sue opere, mentre acquista una tela il
museo di Berlino.
L’ultimo periodo
Con una sensibilità meno contratta, C eseguí allora un complesso di opere fondamentali che contrappongono
al brillante effimero impressionista «qualcosa di solido
come l’arte dei musei». Dall’immutabile ampiezza della
Donna con la caffettiera (1890 ca.: Parigi, mo) al gioco dinamico
e padroneggiato di composizioni complesse come il
Martedì grasso (1888: Mosca, Museo Pu∫kin) o l’importante
serie dei Giocatoti di carte, ispirata senza dubbio al Le Nain
del museo di Aix (1890-95: Merion, Fond. Bames; New
York, mma; Londra, Courtauld Inst.; Parigi, mo), egli si afferma
pittore al di là del quotidiano. Analisi spesso caricata
di emozioni, che annega tra penombre malva e marrone il
fascino pensato del Ragazzo dal panciotto rosso (1890-95: Zurigo,
coll. Bührle), la gravità inquieta del Fumatore appoggiato
ai gomiti (1890: Mannheim), la presenza di Vollard
(1899: Parigi, Petit-Palais), l’aria pregna di armonie azzurre
del Lago di Annecy (1896: Londra, Courtauld Inst.). Sensibile
al fervore dei giovani pittori (vengono a trovarlo E.
Bernard e Ch. Camoin; M. Denis espone agli Indépendants
del 1901 il proprio Omaggio a Cézanne), riconosciuto infine
al Salon d’automne del 1903, dove espone trentatré tele, C
si accanisce a «realizzare come i veneziani», con un lirismo
piú esaltato, i temi che lo ossessionano, riprendendo senza
posa i Bagnanti (1900-1905: Merion, Fond. Barnes; Londra,
ng), riassunti nell’ampia architettura del suo capolavoro, le
Grandi bagnanti (1898-1905: Filadelfia, am). Al ritmo allusivo
e nervoso del pennello, l’allucinante vibrazione del Castello
nero (1904-1906, Washington, ng), l’angoscia del Ritratto
di Vallier (1906: Chicago, coll. Block), le ultime Sainte-Victoire (1904-1906: Mosca, Museo Pu∫kin; Filadelfia,
am; Zurigo, coll. Bührle) ne precedono di poco la morte, sopravvenuta
il 22 ottobre 1906.
La visione di C, rivelata una volta di piú al Salon d’automne
del 1907 (57 tele), assunta e trasformata dai cubisti, adottata
dai fauves, diffusa all’estero (in Inghilterra dalle mostre
postimpressioniste organizzate nel 1912 e 1913 da R. Fry;
in Germania dalla mostra del Sonderbund a Colonia nel
1912; in Italia nell’esposizione romana Secessione del 1913;
negli Stati Uniti dall’Armory Show a New York nel 1913),
apparve da allora, e per lungo tempo, il fondamento essenziale
di qualsiasi analisi pittorica. L’artista, il cui catalogo
elenca circa novecento dipinti e quattrocento acquerelli, è
rappresentato nella maggior parte dei grandi musei di tutto
il mondo, in particolare a Merion Penn. (Fond. Barnes),
New York (mma e moma), Parigi (Orangerie, Donation
Walter Guillaume, Jeu de paume, mo).