È il piú importante tipo di ed. religioso islamico, luogo della comune preghiera.
Occorre distinguere tra la «cattedrale», o moschea del venerdí (gˇami‘i; islam),
che servì fin
dall’inizio a raccogliere l’intera comunità musulmana adulta per le preghiere
rituali del venerdí e per ascoltare il sermone del predicatore, e il semplice
«oratorio» (masgˇid), destinato alla preghiera quotidiana. La mancanza di
sacramenti e di cerimonie, e l’ostilità alla rappresentazione di figure umane
entro un ambiente religioso, ridussero al minimo l’arredo delle m. Naturalmente,
gli esperimenti importanti e le realizzazioni belle dell’arch. delle m. si
ritrovano nelle rami, che sono di solito di considerevoli dimensioni ed i cui
componenti (come il
miarÇb, il mínbar, la maqs.ra) derivavano in larga parte da modelli cristiani.
Inoltre, la sola gˇami tradisce l’influenza del cerimoniale di corte,
principalmente negli elementi or ora citati e in configurazioni arch. come la
vasta navata centrale, il transetto sollevato e frontonato, e la cupola sul mih.
ra-b. Questo pronunciato elemento laico contribuisce a spiegare perché nei primi
tempi la gˇami, come il foro della Roma antica, venisse impiegata per numerose
funzioni pubbliche, compresa quella di scuola, tribunale, luogo delle assemblee,
capo di parata, albergo, tesoro e centro comunitario.
Dal s X in poi si venne affermando l’uso di celebrare le preghiere del venerdí
nella masgˇid; e pertanto luoghi secondari di culto come santuari, màdrasa,
mausolei (türbe) e impianti dervisci assunsero alcune tra le funzioni della m.
Cosí, le forme della masgˇid si fecero varie. Né il Corano né la tradizione
islamica ascrivono a Maometto la specificazione delle forme degli ed. di culto.
Le m. dei primi tempi rispecchiano, ma su scala assai ampia, la casa stessa di
Maometto, ove egli celebrava il culto. Esse comprendevano un recinto quadrato,
in gran parte all’aperto, con un santuario coperto sul lato qibla e stanze
disposte sul lato est.
Dal s VIII in poi la maggior parte delle m. venne fornita di almeno un minareto.
Gradatamente, vennero costruite m. che riflettevano l’influsso di culture non
islamiche; la m. umayade a Damasco (term. 515), possiede tre navate come una
basilica, mentre alcune tra le prime m. iraniche sono ambienti quadrati coperti
a cupola, con tre aperture assiali, risultando cosí molto simili a templi del
fuoco preislamici.
La m. su «pianta araba», comprendente un cortile aperto cinto da porticati, con
un santuario porticato profondo sul lato qibla, spesso sottolineato da un
transetto rialzato o da cupole, fu il modello frequente nell’Islam medievale; la
si ritrova dalla Spagna all’India. Carattere assai pronunciato in tali m. è
l’accentuazione dell’interno, cui corrisponde uno scarso interesse per le
facciate elaborate.
Nel mondo iranico questa pianta venne sviluppata dal s XI in poi, in seguito
forse all’influsso della màdrasa, mediante l’aggiunta di un ¢ - va- n sugli assi
principali del cortile, con un ambiente coperto a cupola che era il fulcro del
santuario; nello stesso tempo i porticato che cingevano il cortile si
sviluppavano su due piani. È questa la forma classica della pianta a quattro ¢ -
va- n. In Turchia, alle m, consistenti di sale ipostile coperte si sostituirono
man mano, dal s XIV in poi, m. coperte a volta, nelle quali il cortile veniva a
costituire un elemento solo secondario. Tale tendenza culminò nelle m. ottomane
del s XVI, caratterizzate da una pianta fortemente centralizzata e da una
molteplicità di volte e cupole intorno allo spazio cupolato centrale.