5/12/2020

Minareto (arabo mina-r, minareli)

Torre assai alta, legata ad una moschea e usata per chiamare alla preghiera.


L’etimologia del termine («luogo del fuoco») ha suggerito ad alcuni studiosi che ad ispirare la forma dei primi m. sia stato il faro di Alessandria, una delle «sette meraviglie» del mondo antico; si è pure pensato come possibili modelli, alle torri ove dimoravano gli asceti cristiani dei primi secoli in Oriente. Ma le alte torri campanarie quadrate, delle chiese cristiane in Siria offrono il parallelo piú vicino sia dal punto di vista geografico che da quello funzionale per i piú antichi m. rimastici, eretti all’inizio dell’VIII s (Damasco; Bosra).


Precedentemente, la chiamata alla preghiera proveniva dalla sommità del tetto piú vicino; anzi in realtà il m. non è stato mai obbligatorio e molte sono le piccole moschee che ne sono prive. Si svilupparono rapidamente varianti regionali. I m. nordafricani restarono fedeli al modello cristiano; l’Egitto sperimentò m. multipiani ciascuno dei quali presentava prospetti e pianta diversi (quadrata, ottagonale e infine circolare); l’Iraq e il mondo islamico orientale preferirono il m. alto, cilindrico in mattoni, spesso con un basamento ottagonale o flangiato; mentre gli Ottomani svilupparono in Turchia snelli m., dalla forma simile a una matita, inghirlandati di ordini di balconate. I m. piú insoliti sono forse quelli di Samarra nell’Iraq (IX s), cilindrici ma dotati di una rampa esterna a spirale che deriva chiaramente dallo ziqqurat mesopotamico. Nell’Iraq e nell’Islam occidentale la sommità del m. era di solito coperta a cupola. Molti m. possiedono almeno una balconata, generalmente sostenuta da mensole o volte (IV 15) a stalattiti, dalla quale il muezzin chiama alla preghiera: la si raggiunge mediante una scala interna a chiocciola, singola o doppia.

Benché persino le moschee principali esigano in generale non piú di un m., quelle Ottomane ne ebbero comunemente quattro, e si conoscono moschee con un numero maggiore di m., fino a sette (alla Mecca). In tali moschee, ed anche nel caso di portali fiancheggiati da m. (comuni in Turchia e nell’Iran) lo scopo del m. è principalmente decorativo.

Dopo il s XI i m. cominciarono a venir frequentemente aggiunti ancora una volta per motivazioni piú architettoniche che funzionali, a mausolei e mÀdrasa. Per quanto riguarda i m. distaccati dalla moschea, e quelli isolati (che presentano spesso un’altezza cosí stravagante da rendere inaudibile il richiamo alla preghiera fatto dalle balconate), possono postularsi funzioni come torri di segnalazione o monumenti celebrativi (Jam, Afghanistan). Nell’Africa settentrionale la tendenza sempre piú decorativa degli ultimi m. trova espressione in una densa decorazione geometrica che racchiude gruppi di finestre o arcate cieche; in Egitto, ciascun piano di un elaborato ordine, in un prospetto, si articola in una congerie di archi, finestre, nicchie cieche e cartigli in miniatura legati insieme da modanature sporgenti; mentre nell’Islam orientale dominano una complessa tessitura del cotto o del mosaico di piastrelle.

I primi m. erano situati ad una estremità del cortile, di fronte alla zona del santuario e sull’asse del miarab; piú tardi vennero invece collocati in un angolo del cortile o persino fuori della moschea, in posizione isolata.