Il termine p viene utilizzato dagli studiosi di preistoria in senso piú
restrittivo di quanto lascerebbe supporre la sua etimologia. I p sono incisioni
eseguite su rocce situate all’aperto. Tale definizione esclude le incisioni
collocate nelle grotte, per esempio quelle di Combarelles; le incisioni che
adornano le lastre e i blocchi di ghiaione trovati negli insediamenti, come a
Limeuil; e tutte quelle che ornano oggetti di arredo, placchette, ciottoli (per
esempio i ciottoli incisi de la Colombière). Resta dunque la categoria delle
incisioni eseguite sulle rocce all’aperto la tecnica artistica piú diffusa nello
spazio e nel tempo.
Cronologia
Il problema della datazione delle incisioni rupestri non è scientificamente
risolto. Non esiste alcun mezzo fisico o chimico per assegnare un’età a
un’incisione, a una picchiettatura o a un’abrasione su pietra. Né la patina, né
la slabbratura degli orli dell’incisione, né il profilo del solco forniscono i
mezzi per una datazione esatta. Unica fonte per lo studio cronologico sono le
rappresentazioni in se stesse. I soggetti trattati, le armi, gli utensili sono
significativi per una certa epoca ampiamente definita: così per il bronzo, il
ferro o l’aratro. Lo studio degli stili, delle tecniche, della frequenza di
certi soggetti e l’analisi dei temi che si riferiscono allo stesso mito e
dell’evoluzione delle figure, in relazione alla loro qualità pittorica, nonché
l’esame dei segni simbolici, consente di definire tappe e momenti successivi di
uno stesso complesso rupestre.
Resta da situare l’inizio e la fine di quest’arte nella scala temporale. Tavolta,
ma assai raramente, si possono trovare nelle vicinanze testimonianze
archeologiche, come insediamenti o utensili, ma la relazione tra le vestigia che
provengono da strati archeologici e le incisioni situate sulle rocce resta
aleatoria. L’unica possibilità è data dalla scoperta, in uno strato archeologico
datato, di un oggetto ornato da una decorazione identic a quella della roccia.
Per questi motivi le suddivisioni archeologiche qui adottate sono assai
elastiche. Comprendono tre momenti: l’Epipaleolitico e il Neolitico, precedenti
l’avvento del metallo, poi l’età del bronzo e infine l’età del ferro.
Classificazione grossolana, ma che ha il vantaggio di corrispondere a
modificazioni sensibili nel campo dell’arte.
Il problema del Paleolitico superiore
Sono esistite incisioni rupestri all’aperto durante il Paleolitico superiore? La
tecnica dell’incisione su parete, su blocco, su lamina, su ciottolo è stata
assai praticata. L’incisione è certo, in quest’epoca, la modalità piú comune di
espressione. Ma, curiosamente, non ci sono pervenute rocce esterne incise. Le
opere all’aperto conosciute testimoniano che l’arte è
stata praticata nelle grotte solo a un certo momento della preistoria. Tra
queste opere esterne si hanno sculture ad alto e basso rilievo: Laussel, le
Roc-de-Sers, Angles-surl’Anglin.
Esistono incisioni all’aperto, in particolare nell’arte della zona mediterranea,
ma sono collocate all’ingresso di ripari in roccia (le Figuier, Oulen), o sul
frontone del portico della grotta (Romanelli). L’assenza di p nel Paleolitico
superiore è probabilmente dovuta alla distruzione fisico-chimica. Quanto
possediamo come scultura all’aperto è probabilmente solo una ridottissima parte
di quanto dovette esistere. Le incisioni, piú fragili, sono scomparse. Si sono
conservate soltanto nelle condizioni eccezionali di protezione che offrivano le
grotte e i ripari sotto la roccia.
Epipaleolitico e Neolitico
Dopo l’ultimo periodo glaciale (Dryas III) si apre definitivamente l’era post-glaciale.
Il mutamento climatico comporta una modificazione ecologica profonda. Significa
l’improvviso comparire della foresta, la scomparsa della renna, e senza dubbio
un piú importante consumo di cibo vegetale. Le prime società di villaggio che
praticano l’allevamento e l’agricoltura si sviluppano nel Medio Oriente, e la
loro nuova economia si diffonde attraverso l’Europa mediterranea e centrale.
Per circa 2500 anni, l’Europa ignora l’agricoltura, ma utilizza le risorse
naturali e pratica abbastanza presto l’allevamento del bestiame. Le incisioni
rupestri piú antiche sembrano datare a questo periodo preneolitico.
Norvegia settentrionale
Un gruppo di incisioni eseguite sulle pareti delle rocce venne scoperto
all’inizio del secolo nei pressi di Nordland, Troms, Finmark. Poi le ricerche
evidenziarono un notevole complesso di grandi animali incisi. La fauna
rappresentata è esclusivamente selvaggia. Si tratta di renne, alci, balene, orsi,
uccelli, pesci, trattati con stile naturalistico, ma sommario. Le
rappresentazioni umane sono assai rare e molto schematiche; in certi insiemi
compaiono segni, probabilmente vulve. I soggetti sono talvolta isolati (un orso
o un alce da solo su una parete), ma esistono composizioni in cui grandi alci si
dirigono in un senso, mentre animali piú piccoli vi si sovrappongono e li
precedono.
Quest’arte ha indiscutibilmente punti in comune con l’arte paleolitica finale
del settore franco-cantabrico. Gli animali sono trattati in stile naturalistico;
la rarità delle rappresentazioni umane e la presenza di vulve, la ricerca di
composizioni e l’assenza di scene sono comuni ad ambedue le arti. Studiosi come
Brogger non hanno esitato a scorgervi la testimonianza della presenza di
Maddaleniani che avrebbero seguito le renne nella loro migrazione verso nord. Le
convergenze nel campo dell’arte incisa, di stile naturalistico, sono quanto mai
probabili, e nulla prova materialmente l’esistenza di Maddaleniani nel nord. Le
prime culture preistoriche della Norvegia sono quelle di Komsa e di Fosna, la
cui industria nulla ha in comune con quella dei Maddaleniani.
Bacino parigino
Possono risalire a quest’epoca le origini del gruppo del bacino parigino. Le
incisioni profonde che adornano le cavità o le crepe dei blocchi di grès della
foresta di Fontainebleau sono state eseguite probabilmente in un’epoca compresa
tra il Neolitico e l’età dei metalli, ma è possibile che le prime (tratti
aggrovigliati, griglie, spine di pesce) siano opera di cacciatori dell’epoca
postglaciale. Nella regione di Villeneuve-sur-Fère (Aisne), un insediamento al
riparo, appartenente a un gruppo tardenoisiano, ci ha dato incisioni di questo
tipo. Intorno le rocce sono ornate dai medesimi motivi. Inizialmente le
rappresentazioni sono esclusivamente schematiche e geometriche ma in seguito vi
compaiono raffigurazioni di
armi e utensili dell’età dei metalli.
Neolitico – età del bronzo
Nel periodo successivo l’arte del p conosce una considerevole espansione. Le
popolazioni delle Alpi, della Siberia, della Svezia, quelle del Magreb e del
Sahara, le culture di livello economico equivalente nell’Africa del Sud, in
Australia e nell’America settentrionale e meridionale testimoniano uno stesso
mezzo di espressione artistica: l’incisione rupestre.
Quest’arte appare legata all’economia agricola e pastorale e rappresenta la vita
nei campi, gli animali domestici, i lavori artigianali, la caccia. È una sorta
di comune repertorio
d’immagini, che esprime ideologie senza dubbio diverse. Ciascun gruppo si serve
delle stesse immagini in associazioni disparate accompagnate talvolta da segni
astratti il cui senso ci sfugge. L’uomo rappresenta se stesso impegnato in
azioni quotidiane oppure in scene rituali.
Gruppo alpino
Due regioni sono celebri per le migliaia d’incisioni che ornano le rocce: il
monte Bégo, presso Tenda, e la val Camonica, tra la Svizzera e l’Italia. Il
monte Bégo comprende un insieme di alte vallate: val des Merveilles, val
Fontanalba, val Valauretta. Le incisioni sono eseguite su pareti levigate
dall’erosione glaciale dei blocchi di scisto. I soggetti principali sono le «cornature»
in origine forse corna di animali, poi trasformate in zigzag, scale, cerchi,
finendo per assumere un senso simbolico. Gli aratri tirati da due buoi e guidati
dall’uomo sono trattati secondo una visione dall’alto ed appiattite. Le armi e
gli utensili sono frequenti e la precisione dei dettagli consente di riconoscere
i tipi di asce, pugnali, alabarde che compaiono sia in gruppo, sia isolati, sia
branditi dall’uomo. Incisioni di quadrati, di rettangoli scompartiti, di scale,
nonché di figure geometriche complesse sono state interpretate come paesaggi in
lontananza, animati da fattorie e recinti per il bestiame. In realtà non si deve
scorgere in quest’arte una riproduzione maldestra del paesaggio. Vi sono troppi
dettagli non compresi, troppi segni, come i punti che regolarmente ritornano
entro certi temi. C’è una sorta di gioco complicato di scacchiere che fa pensare
a variazioni su un medesimo tema.
L’arte della val Camonica (Brescia) è piú recente di quella del monte Bégo e può
datarsi verso l’inizio del iii millennio. Sulle rocce della valle si trovano
oltre ventimila incisioni di soggetto assai vario che costituiscono un documento
etnografico senza precedenti documentando le occupazioni di un popolo neolitico
che praticava l’arte del metallo, e poi scambiava, con commercio regolare, i
propri manufatti. La precisione delle incisioni consente di ricostituirne i modi
di vita: l’allevamento di pecore, capre, bovini, pollame, maiali; l’artigianato
del metallo e della tessitura; la fabbricazione di case, telai, trappole, idoli;
i mezzi di trasporto (come i carri tirati da buoi, poi da cavalli, ed infine il
cavallo da sella).
Le epoche di questo lungo periodo sono riconoscibili in base a differenze
compositive, stilistiche ed iconografiche. I soggetti sono stati classificati in
quattro periodi da Emanuele Anati. Nel primo i soggetti sono isolati e
consistono soprattutto in armi e labirinti; le scene sono poche e le incisioni
sottili. Il secondo periodo, con l’affermazione del culto solare, è
caratterizzato dalla raffigurazione di numerosi ornati, e a volte di animali e
armi, incisi con un tratto piú profondo. Il terzo periodo, risalente al ii
millennio, è quello dei vasti insiemi: per lo piú composizioni simboliche e
scene di vita quotidiana. Il quarto periodo è del tutto diverso. Le scene sono
dinamiche, gli uomini si rappresentano con gli utensili in mano. Quest’ultimo
periodo si conclude, verso il 500 a. C., con i primi segni alfabetiformi.
Il nord della Russia europea
Esistono due centri importanti d’arte rupestre: l’insieme dei p delle rive e
delle isole del lago Onega, e quello delle rive del fiume Vyg, alla foce nel Mar
Bianco. Nei due siti le incisioni sono situate sul bordo dell’acqua, su lastre e
su promontori rocciosi. Sembra che i giacimenti archeologici dispersi attorno a
questi centri appartengano al Neolitico medio nella zona del Mar Bianco e al
Neolitico finale in quella del lago Onega, ma soprattutto nelle zona del lago
Onega, incisioni dell’età del metallo sono sovrapposte a quelle del Neolitico.
Il gruppo del Mar Bianco presenta incisioni di stile realistico, animate da un
senso del movimento assai piú sviluppato che nel gruppo del lago Onega. La
tecnica, con picchiettaggio grossolano, praticato probabilmente con un utensile
di pietra, è ordinaria, i contorni incisi non sono accurati; non si ha né senso
prospettico né rilievo. I soggetti sono tratti dal mondo animale: orsi, cigni,
volpi, renne, alci, pesci, cetacei. I personaggi umani sono mostrati in azione:
sciatori, arcieri, cacciatori, pescatori. Sono chiaramente leggibili piccole
scene, come la pesca in barca con l’ausilio di un arpione, o l’inseguimento
della renna con gli sci. Nell’insieme gli umani sono rappresentati poco, e il
loro profilo è curioso, un po’ caricaturale. Nelle composizioni svolgono un
ruolo importante personaggi mitici o religiosi. I segni astratti sono numerosi:
stelle, croci, tondi, triangoli, punti e impronte di piedi, mancano invece i
segni solari presenti sulle rive del lago Onega.
In quest’ultimo sito, le raffigurazioni di uccelli sono molto piú numerose, ma
si hanno pure renne, alci, pesci e lucertole. Gli umani sono incisi frontalmente
o di profilo, e lo stile è misto, sia realistico, sia schematico. I segni
astratti sono molto piú numerosi e complessi, e sono frequenti i soli. Le barche
rappresentate hanno prue in forma di testa d’alce o di renna. Quest’arte
presumibilmente esprime episodi mitologici o credenze religiose, poiché le
composizioni rispondono a una gerarchia di figurazioni: in particolare le renne
e gli alci svolgono un ruolo fondamentale tanto che, spesso, barche cariche di
personaggi sono rappresentate sotto le loro zampe.
Scandinavia
Il gruppo norvegese principale intorno a Telemark e al Bardai, consiste di un
insieme di p datati all’età del bronzo, talvolta sovrapposti alle raffigurazioni
di grandi animali del periodo precedente. Lo stile naturalistico cede dinanzi a
una curiosa convenzione pittorica che mostra gli animali in trasparenza. Il
cuore e i visceri sono raffigurati sulle prime in modo riconoscibile, poi
secondo semplici contorni. Nella regione di Trondheim, una roccia è ornata da
oltre 600 incisioni con barche di diverso tipo, animali con segni simbolici e
impronte di piedi, tondi sovrastati da piccole cupole. Il tema della processione
di uomini mascherati è frequente in Svezia, ma ignorato in Norvegia.
A sud della Svezia, un gruppo di p molto importante data anch’esso all’età del
bronzo e annuncia il periodo successivo. Barche, numerosi personaggi umani con o
senz’armi, carri, simboli solari, impronte di piedi e animali stilizzati
costituiscono un complesso inciso che ha affinità con quello di Oslo, risalente
all’età del ferro.
Sahara
A sud di Orano, nel massiccio del Tassili e nel Fezzan, animali di specie
scomparse sono incisi a tratto profondo, in un abile stile naturalistico.
Elefanti, rinoceronti e soprattutto il Bubalus antiquus Duvernoy, la cui razza è
estinta da millenni, costituiscono le prime incisioni rupestri di queste regioni.
piú tardi, il bubalo scompare e viene rappresentato il bue domestico: in questa
fase i personaggi umani non sono piú armati di asce di pietra ma di archi.
Quest’ultimo periodo, spesso chiamato «epoca bovidiana», ha lasciato nella
maggior parte dei massicci sahariani, come a sud di Orano, nel sud del Marocco e
in Mauritania, le testimonianze di un’arte notevole. Non soltanto con
l’incisione, ma anche con la pittura i pastori hanno descritto le scene
familiari, di pace o di guerra, in uno stile animato e dettagliato. Con il
metodo del carbonio 14 si sono datati tra il 3550 e il 2450 a. C. alcuni
insediamenti siti accanto a rocce incise ed è possibile che quest’arte sia
proseguita fino all’avvento dei cavalieri, verso il 1200 a. C.
L’età del ferro
Nell’epoca successiva, vale a dire l’età del ferro, l’arte rupestre si continua
a praticare spesso nei medesimi luoghi delle epoche precedenti, ma si
manifestano mutamenti nei soggetti e nelle composizioni. In val Camonica, è
questo il quarto periodo, ove le figure sono interamente picchiettate. Si
sviluppano ora il culto del cervo e le scene di combattimento. Accanto a
personaggi fantastici, demoni o maghi, guerrieri con elmo e scudo, lancia e
spada sono ornati da piume. Compare l’eroe, personaggio piú grande e piú forte
degli altri. Talvolta è ritto sul suo cavallo. Ciò indica una trasformazione
profonda dell’ideologia camoniama, senza dubbio in seguito ai contatti con nuove
popolazioni. In Norvegia, il gruppo situato intorno ad Oslo, è di gran lunga il
piú ricco dei gruppi rupestri scandinavi. Numerose barche sono incise a tratto
semplice; molte hanno prore a collo di cigno, talvolta sono doppie.
Vi sono attestati due periodi: nel piú antico sono incise barche, carri a due
ruote, grandi figure animali che hanno un corrispettivo negli ornati dell’inizio
dell’età del ferro (Hallstat A e B): nel secondo, fine dell’età del ferro (Hallstat
C), compaiono il carro a quattro ruote, personaggi, cavalli e labirinti.
Anche nel Sahara il periodo dei carri a cavalli è prima fase dell’«era cavallina».
Questo tipo di carro sarebbe stato introdotto dai Popoli del mare, che, respinti
dagli Egiziani, si stabilirono in Libia. Se ne trova la raffigurazione sulle
rocce libiche, ma è diffuso anche nel Tassili, nell’Hoggar e nell’Adrar degli
Iforas. Nell’arte si verifica un mutamento profondo, caratterizzato dalla resa
del movimento. I carri da guerra vengono rappresentati al galoppo volante, piú
tardi si manifesta una tendenza verso la schematizzazione. La fase successiva è
quella dei cavalieri coronati di piume, armati di scudi rotondi, coltelli e
giavellotti. Con loro compaiono i primi caratteri libico-berberi. Lo stile di
quest’epoca resta naturalistico, ma schematico. La tecnica è un picchiettamento
fitto dell’intera superficie che è cinta da un’incisione profonda. I grandi
animali sono scomparsi, salvo talvolta l’elefante. Campaiono i buoi domestici,
ma piú raramente. Questa fauna si modifica solo di poco prima dell’introduzione
del cammello: il bue si fa allora assai raro, e le specie sono quelle che
attualmente vivono in tali regioni.
Conclusioni
I principali centri con p sono stati frequentati dagli artisti dal Neolitico
all’età del ferro. Alle opere antiche si sovrappongono o piuttosto si integrano
opere piú recenti. Sembra che la volontà di dissimulare le proprie opere sia
elemento comune tra gli autori di p. Le zone prescelte hanno caratteri comuni:
si tratta di valli alte, di difficile accesso, isolate, o di rocce dissimulate
mediante mucchi di terra, o ancora di lastre sull’estrema riva del mare, o di
pareti verticali sospese sui fiordi. Le tecniche impiegate non variano di molto.
L’incisione, sottile e profonda, contorna il profilo, e spesso interviene un
riempimento interno, sia mediante picchiettatura, sia mediante levigatura.
Talvolta è picchiettato il tratto stesso. È possibile che alcune incisioni siano
state dipinte, soprattutto in Scandinavia, ove sul fondo dei solchi sono stati
trovati resti di pittura. I soggetti sono assai diversi da quelli dell’arte
franco-cantabrica. La maggior parte dei complessi incisi comportano numerose
scene di facile lettura, riprese essenzialmente dalla vita quotidiana: la caccia,
la pesca, l’inseguimento, il combattimento, la pastorizia... Ma esistono oggetti
figurativi, isolati o raggruppati, che sembrano possedere un senso piú ricco, e
nascondere significati simbolici.
La comprensione di quest’arte pone problemi tali che soltanto uno studio
sistematico dei soggetti, delle associazioni, delle composizioni potrebbe, forse,
risolverli. Sotto forma
figurativa oppure geometrica, i p esprimono idee, credenze, miti, talvolta
rappresentate in episodi la cui semplicità può rivelarsi ingannevole.