Le tappe del suo percorso artistico sono intimamente collegate
alla sua biografia. La corrispondenza di Vincent con
i pittori van Rappard ed Emile Bernard, e soprattutto con
il fratello minore Theo, ha rappresentato uno strumento
d’indagine senza precedenti, tanto che la fisionomia dell’artista
e il suo dramma psicologico si possono dire quasi
eccessivamente documentate.
Figlio di un pastore protestante, fece per breve tempo (dicembre
1878 - luglio 1879) il predicatore nella regione mineraria
belga del Borinage, con risultati fallimentari. Cosí,
il suo disperato bisogno di comunicare e un’ansia salvifica
nei confronti dell’umanità, si riversò nell’arte, alla quale si
dedicò solo relativamente tardi, nel 1880. «Mi sono detto:
riprendo in mano la matita e mi rimetto a disegnare e da
allora tutto per me è cambiato» (agosto 1880).
La sua concezione artistica è da subito intrisa di socialismo
proudhoniano, che lo spinge ad assumere come modelli,
oltre a Rembrandt e ai pittori olandesi del Seicento,
Daumier, Jules Breton, Dupré, ma soprattutto Millet e ad
illustrare il mondo degli umili.
Dopo l’esperienza iniziale di impiegato nella Galleria d’arte
Goupil (L’Aja, Londra, Parigi) dal 1869 al 1876, dopo alcuni
mesi di apprendistato presso un libraio di Dordrecht
(1877), fallito il tentativo di fare il predicatore, la sua produzione
è scandita da grandi fasi: la fase olandese e la fase
francese inframezzate dal breve periodo di Anversa.
Il periodo olandese (Ettern, L’Aja, Drenthe e soprattutto
Nuenen, dicembre 1883 - novembre 1885) risente molto
del ricordo, ancora vivo in lui, dell’esperienza del Borinage,
quando l’artista viveva nel quotidiano contatto con la
miseria fisica e morale. VG si costringe senza tregua, dal
1880 al 1882, a disciplinare il proprio disegno. Sin dal suo
soggiorno a Londra (1873-75) aveva raccolto i fascicoli di
«The Graphic London News» e dell’«Illustration», e studiato
le incisioni su legno e le litografie che contenevano.
Praticò l’acquerello (Tetti all’Aja, 1882: Parigi, coll. priv.)
e affrontò la pittura solo al termine di questi anni di sforzo
paziente. All’Aja, dove operò per breve tempo insieme
a Breitner, ricevette il suo primo e unico incarico (dodici
disegni a penna di vedute della città) da un suo zio, mercante
di quadri ad Amsterdam. Sempre all’Aja eseguí Sorrow
(disegno a mina di piombo, aprile 1882: L’Aja, coll.
priv.; da questo trasse una litografia tirata in novembre),
figura allegorica per la quale posò Sien, una prostituta incinta.
Il tema, espressione di disperazione insanabile dinnanzi
al concepimento involontario, lo stile puramente
grafico, di una tensione metallica, fanno di questa pagina
uno dei pezzi fondamentali del pre-simbolismo e accostano
VG agli austriaci Klimt e Schiele.
VG disegnatore (numerosissimi sono i suoi studi, in particolare
a carboncino nero) prosegue in questa ricerca a
Nuenen: i suoi soggetti, uomini e donne del popolo, di solito
al lavoro, contadini e tessitori, sono sempre rappresentati
con istintiva simpatia, mai puri pretesti (Contadina che
spigola, di spalle e di profilo, 1885: Otterlo, Kröller-Müller).
L’opera dipinta è tutta all’insegna del chiaroscuro,
con impasti e abbreviazioni espressive che combinano
Hals e Rembrandt: «Non mi piace che alcuni pittori di oggi
ci privino del bistro e del bitume, con cui sono state dipinte
tante cose magnifiche», risponde al fratello che da
Parigi, dove dal 1880 lavora, gli vanta i colori chiari degli
impressionisti. Sintesi e punto di arrivo del periodo olandese
può considerarsi I mangiatori di patate (1885: due
grandi versioni, Amsterdam, Rijksmuseum Vincent VG e
Otterlo, Kröller-Müller), opera molto meditata e risultato
di decine di studi attraverso la quale il pittore esalta «il lavoro
manuale e il nutrimento onestamente guadagnato».
Ma è durante il soggiorno ad Anversa (fine del novembre
1886) che VG intraprende una propria ricerca sul colore,
suggestionato da Rubens, scoperto al museo, e dalle stampe
giapponesi, di cui compera qualche foglio (piú tardi ne
possiederà circa duecento). Contemporaneamente inaugura
la serie degli autoritratti; in particolare realizza lo stupefacente
e tetro Teschio con sigaretta (Amsterdam, Rijksmuseum
VG), prossimo a Ensor.
Fu però a Parigi (febbraio 1886 - febbraio 1888) che VG
sperimenta nuove vie. Dopo un passaggio molto breve
nello studio di Cormon, dove conobbe Lautrec, VG si
legò a Pissarro, Gauguin, Bernard, Signac, frequentando
la bottega di Père Tanguy. L’incontro con il neoimpressionismo,
da cui deriva la tecnica del pointillisme, e dall’altra
la passione per le stampe giapponesi – da cui deriva
l’arabesco disegnativo, l’estrema sintesi linearistica,
l’uso delle tinte piatte, l’elegante semplicità della composizione
e dell’impaginazione – improntano in modo decisivo
la sua opera successiva in una singolare sintesi di
due contrapposti atteggiamenti tecnici. Lo attesta bene il
Ritratto di Père Tanguy (1887-88: Parigi, Musée Rodin),
dove l’artista coniuga la tecnica divisionista piegata a fini
espressivi, con cui «costruisce» la figura di Tanguy, a
citazioni testuali della pittura giapponese, assunte a sfondo
del ritratto.
L’intensità espressiva del periodo di Nuenen, ancora avvertibile
nei primi mesi del soggiorno parigino (Testa di donna,
1886: Basilea, coll. Staechelin), scompare in una serie di
opere tra le piú serene che egli abbia mai dipinto per vivacità
di esecuzione e freschezza del colore (dominano infatti
i bianchi, i rosa e gli azzurri): interni di ristorante (1887:
Otterlo, Kröller-Müller), vedute di Montmartre (Giardinetti
sulla Butte di Montmartre, 1887: Amsterdam, SM).
Le discussioni con Gauguin e Bernard lo convincono che
l’impressionismo, come il neoimpressionismo, vadano superati.
Partito per Arles nel febbraio 1888, cercherà nel Mezzogiorno,
di cui gli ha parlato Lautrec, maggior luce, maggior
colore, tanto che un’ulteriore accensione cromatica
connota già le prime opere del periodo (Il ponte di Langlois,
1888: Otterlo Kröller-Müller; Le Crau, 1888: Amsterdam,
Rijksmuseum VG). A questi nuovi interessi, va collegato
anche l’incontro con Gauguin, che lo raggiunge nel 1888. I
due condividono un’intensa ma breve stagione, tragicamente
interrotta nel dicembre quando VG, dopo aver tentato
di ferire Gauguin, si mutila l’orecchio sinistro (Autoritratto
con l’orecchio mozzo, 1889: Chicago, coll. priv.).
Sotto
l’influenza del sintetismo di Gauguin, VG realizza alcune
opere sintetiste (Les Alyscamps, 1888: Otterlo, Kröller-
Müller; L’Arlesiana, 1888: New York, MMA).
Tra le opere del periodo di Arles ricordiamo ancora: La camera
di van Gogh (1889: Parigi, MO), la serie dei Girasoli
(1889), Il caffè di notte (1888: New Haven, Yale University
AG) del quale lui stesso scrisse: «Ho cercato di esprimere
con il rosso e con il verde le terribili passioni umane». L’uso del colore con significati simbolico-espressivi e
la deformazione prospettica fanno di questo quadro un
momento di svolta fondamentale in senso «espressionistico» della storia della pittura europea.
Dopo l’episodio del taglio dell’orecchio Vincent viene ripetutamente
ricoverato in ospedale ad Arles per il ricorrere di
forti crisi depressive. In seguito, l’ostilità degli abitanti di
Arles – che ne aveva determinato l’internamento all’Hôtel-Dieu, riceve la visita di Signac – lo spinge a farsi trasferire,
pienamente consenziente, nel manicomio Saint-Paul-de
Mausole a Saint Rémy de Provence (maggio 1889 - maggio
1890): qui subisce tre crisi terribili, uscendone in uno stato
di totale prostrazione.
Quello di Saint Rémy è il periodo piú visionario di VG.
L’impressionismo è ormai abbandonato. I mezzi espressivi,
colore, composizione, disegno, non sono piú al servizio
della rappresentazione oggettiva del mondo reale, ma traspongono
simbolicamente realtà interiori. La tecnica
neoimpressionista si trasforma in segni curvilinei, rutilanti,
di un’energia quasi stordente con una forte valenza gestuale.
Ricorrono nelle tele di questo periodo, elementi naturali,
in particolare ulivi e cipressi, animati da una tensione
animistica che trascende la loro apparenza (L’uliveto,
1889: Otterlo, Kröller-Müller; Cipresso su un cielo stellato,
1889: ivi).
«Con un quadro vorrei esprimere qualcosa di commovente,
come una musica, vorrei dipingere uomini e donne con
un non so che di eterno, di cui una volta era simbolo l’aureola» (Arles, agosto 1888): tale poetica è pienamente
espressa in opere come La notte stellata (1889: New York,
MOMA) o in alcuni dei suoi numerosi autoritratti (Autoritratto,
1889: Parigi, MO; Autoritratto con tavolozza, 1889:
coll. Mrs. John Hay Whitney) e connota inoltre i primi lavori
eseguiti ad Auvers-sur-Oise (la Chiesa di Auvers; Capanne
a Cordeville: Parigi, MO). Qui il dottor Gachet lo accolse
e lo curò nell’ultima fase della sua malattia (maggioluglio
1890): il crescere del suo stato di infermità mentale
predomina invece in dipinti come Campo di grano con corvi
(1890: Amsterdam, Rijksmuseum VG), significativamente
ultima sua opera prima del suicidio, morendo dopo due
giorni di sofferta agonia.
Nel gennaio 1891 un articolo di
Albert Aurier sul «Mercure de France» attirò per la prima
volta l’attenzione sulla sua arte; poco meno di un anno prima,
Theo (che scomparve nel gennaio 1891) aveva annunciato
all’artista che uno dei suoi quadri, esposto al Salone
dei Venti a Bruxelles, la Vigna rossa, era stato acquistato
per la somma di quattrocento fiorini dalla pittrice belga
Anna Boch (l’opera è attualmente al Museo Pu‰kin di Mosca).
È questo l’unico quadro che l’artista riuscí a vendere
durante la sua vita: analogamente la fortuna critica della
sua opera fu postuma.
VG ha esercitato un’influenza complessa e duratura sull’arte
a lui contemporanea, ispirando anche artisti del Novecento.
Ha apportato al fauvisme francese una lezione di
costruzione del quadro attraverso il tocco di colore, che né
i neoimpressionisti né Gauguin avevano dotato di tali potenzialità; all’espressionismo tedesco, preoccupato di sottolineare
i propri intenti morali, ha svelato il ruolo simbolico
che il colore può svolgere. L’apporto del periodo francese
apparve piú determinante nel segnare l’evoluzione
dell’arte moderna, e pertanto il periodo olandese si trovò
ad essere rivalutato all’indomani della prima guerra mondiale,
quando l’espressionismo belga-olandese tornò a celebrare
le virtú di un territorio aspro e grezzo. E la discendenza
autentica di VG è certamente qui, in particolare
nelle realizzazioni tarde di Permeke o di Jabbeke.
Il catalogo dell’artista, fissato da J. B. de la Faille (1928),
è stato aggiornato nel 1970. Comprende oltre ottocentocinquanta
dipinti, le nove litografie eseguite dall’artista in
Olanda e una sola acquaforte (Ritratto del dott. Gachet).
VG è eccellentemente rappresentato in Olanda, ad Amsterdam
(SM e Rijksmuseum VG, inaugurato nel 1972), ad
Otterlo (Kröller-Müller), all’Aja (GM), e a Rotterdam
(BVB). A Parigi è confluita al MO la donazione Gachet: in
complesso sono qui conservati una ventina di dipinti e ricordi
dell’ultima fase di vita dell’artista.
Nel 1990 in occasione del centenario della morte, il Rijksmuseum
Vincent VG di Amsterdam e il Kröller-Müller di
Otterlo hanno organizzato la piú ampia e completa retrospettiva
che sia mai stata realizzata sull’artista.