5/14/2020

Barocco e Rococò

Jean-Antoine Watteau

Il barocco è il termine utilizzato correntemente per indicare la civiltà letteraria, filosofica, artistica e musicale caratteristica del periodo che va dalla fine del XVI secolo alla metà del XVIII secolo. Per estensione, si indica quindi col nome «barocco» il gusto legato alle manifestazioni artistiche di questo periodo.

Le origini della parola 'barocco' sono poco chiare. Il termine potrebbe derivare dal portoghese barocco o dallo spagnolo barrueco, sostantivo che designava un genere di perla dalla forma irregolare. Verso la fine del XVIII secolo, tuttavia, il termine barocco, usato nell'accezione di 'bizzarro', 'stravagante' e 'grottesco', era ormai entrato nel vocabolario della critica per definire lo stile artistico del Seicento, considerato allora troppo capriccioso ed eccentrico per essere qualificato, secondo i criteri estetici del tempo, come 'vera arte'. Ancora nel XIX secolo lo storico svizzero Jacob Burckhardt giudicava questo stile semplicemente una manifestazione esausta e decadente del Rinascimento; fu il suo allievo Heinrich Wölfflin il primo a riconoscere all'arte dei secoli XVI e XVII fisionomia e caratteri propri, affermando che 'il barocco non rappresenta né un'ascesa né un declino del classico, ma un'arte totalmente diversa' (Concetti fondamentali della storia dell'arte, 1915).

Nel barocco c'è coinvolgimento emozionale,voglia di coinvolgere e persuadere, commuovere e stupire attraverso la monumentalità delle grandi dimensioni, l'esuberanza decorativa e la sontuosità.

Le controversie e i movimenti religiosi influenzarono profondamente l'arte barocca. La Chiesa cattolica divenne uno dei più convinti mecenati e la Controriforma contribuì alla nascita di un'arte emozionale, drammatica e naturalistica, dalla quale traspare una chiara volontà di divulgazione della fede.

RUBENS 1577- 1640

Il pittore fiammingo Pieter Paul Rubens (1577-1640) rappresenta senz’altro l’artista che diede il maggior contributo alla definizione di una pittura di stile barocco. La sua attività pittorica si è sviluppata prevalentemente ad Anversa, ma numerosi e notevoli sono stati i suoi soggiorni all’estero. Tra questi un posto particolare lo riveste il soggiorno in Italia tra il 1600 e il 1608, soggiorno che non solo gli permise di conoscere la grande arte italiana del Cinquecento, in particolare quella veneziana di Tiziano, Veronese e Tintoretto, ma anche di elaborare il suo personale stile molto complesso e magniloquente. Intorno al 1602 è a Roma, proprio negli anni in cui da un lato i Carracci diffondono il loro stile classicheggiante, e dall’altro Caravaggio compie la sua rivoluzione realista.

REMBRANDT - contrasti di luci ed ombre

Protagonista indiscussa di tutta la sua opera è la luce, che determina con lampi improvvisi la dinamica delle figure e dei gruppi e penetra nei ritratti cogliendone l'umanità profonda, la storia intima; una luce tutta nuova che si distacca dall'esperienza dei precedenti luministi e sembra emanare dalle immagini, una luce interiore dall'effetto drammatico che definisce gli elementi della composizione, lo spazio , la forma ed il colore.

La ronda di notte 1642

WATTEAU - nobiltà e frivolezza

Atmosfera di sogno e di felicità irrealizzabile nelle sue composizioni espirate soprattutto ai soggetti galanti e teatrali. Questo artista, dalla vita breve e tormentata dalla tisi, unisce a una profonda sapienza compositiva una nervosa eleganza stilistica e una sensibilità poetica del paesaggio. una vena di malinconia percorre l'apparente futilità delle sue ideali riunioni di dame e cavalieri.

CARAVAGGIO - FORZA DRAMMATICA DEL REALISMO

Fu il più influente pittore italiano del Seicento e una delle più straordinarie figure della storia dell'arte, noto non soltanto per la potenza e originalità delle sue opere ma anche per il suo carattere violento. Si dedicò soprattutto a temi religiosi che raffigurò con un nuovo realismo privo di enfasi, suscitando in pari misura critiche e consensi e comunque ispirando un gran numero di imitatori

OPERE: LA CROCIFISSIONE DI SAN PIETRO 1600-1

CANESTRO DI FRUTTA - 1696 :La natura morta, le cui origini risalgono alla pittura fiamminga del cinquecento, è uno dei grandi temi del barocco.

· GIAMBATTISTA TIEPOLO 1696- 1770

Nei suoi affreschi si esprime magistralmente la fase più matura del gusto decorativo barocco

· ANTON VAN DYCK 1599- 1641

Pittore di corte di Carlo I d'Inghilterra, fu un insuperato maestro dell'arte del ritratto

· GIAN LORENZO BERNINI

e' tra i protagonisti della Roma Barocca e resterà un personaggio di primo piano per tutta la sua lunga e operosissima vita, nella sua multiforme attività di scultore, pittore ma anche architetto e scenografo. grande regista dei lavori per il completamento di San Pietro che inizia con la realizzazione del baldacchino. Ma è soprattutto ricordato per le stupende fontane: la fontana del TRITONE, LA FONTANA DI TREVI, La FONTANA DI FIUMI a piazza Navona.

ARTE ROCOCÒ

L’arte nella prima metà del Settecento

Con il termine rococò si intende l’arte che si sviluppa in Europa nella prima metà del Settecento. Tra barocco e rococò vi sono molti aspetti omogenei, soprattutto per l’identico atteggiamento di privilegiare una decorazione eccessiva e ridondante, ma vi sono anche delle notevoli differenze. In realtà i tempi sono diversi, e il XVIII secolo si presenta con caratteri molto diversi dal secolo precedente, e ciò non poteva non produrre modifiche anche nell’arte.

Il XVII secolo è stato, per molti versi, il periodo di incubazione del mondo moderno: Galilei, Newton, Leibnitz hanno gettato le basi per il moderno pensiero scientifico, ma ciò avvenne anche con grandi conflitti, perché, come sempre avviene, ogni rivoluzione incontra sempre una tendenza reazionaria. In questo caso fu soprattutto la Chiesa cattolica, mai così potente come ora, a imporre un clima di censura contro le novità di un progresso non accettato. Tuttavia, i tempi erano decisamente diversi, e la Chiesa, anche per questa sua incapacità di adattarsi al progresso, non solo in campo scientifico ma anche sociale ed economico, conobbe un progressivo declino. E la grande differenza che passa tra XVII e XVIII secolo è proprio nel diverso peso che ebbe la Chiesa, e la religione nel suo complesso, sulla vita e sul pensiero del tempo. In pratica il Settecento è decisamente un secolo più laico rispetto al precedente. Ed anche l’arte si appresta, in quanto interprete dei tempi, a divenire più laica.

Ma le trasformazioni del XVIII secolo non riguardarono solo la chiesa. Di fatto si produsse, in campo sociale, un’altra importantissima trasformazione: il declino sempre più evidente dell’aristocrazia, a favore di nuove classi sociali emergenti (in particolare la grande borghesia) che acquisteranno sempre più il ruolo di egemonia politica. Anche qui la trasformazione non avvenne per caso: i nuovi orizzonti aperti sia ad Occidente (con la scoperta dell’America) sia ad Oriente, con la conquista dei territori e dei mercati asiatici, produssero una rivoluzione straordinaria in campo economico. I beni di produzione che producevano la ricchezza non erano più la proprietà terriera (monopolio delle classi aristocratiche) ma i commerci e le industrie, per le quali era richiesto ben altro spirito di iniziativa e di avventura che di certo l’aristocrazia non possedeva. Così sia il clero sia la nobiltà, che avevano retto le sorti dell’Europa fino ad allora, cominciarono a declinare, fino alla definitiva crisi aperta dalla Rivoluzione Francese alla fine del secolo.

Tuttavia il percorso fu diverso: per quasi tutto il XVIII secolo l’aristocrazia mantenne, seppure in posizione di declino, la sua posizione di monopolio sociale.

Ed infatti l’arte del XVIII secolo, soprattutto nella prima metà del secolo, fu soprattutto laica, mondana ed aristocratica.

E così fu lo stile rococò: laico, mondano ed aristocratico. Niente più atmosfere cupe ed angosciose, ancora memore di reminescenze caravaggesche, ma colori vivaci, scene chiare, immagini di gioiosa allegria e vitalità. Ma rispetto al barocco, la base estetica rimase la stessa: l’arte è solo e soprattutto decorazione. È un qualcosa che si aggiunge per abbellire.

Anche nei confronti del periodo rococò si è spesso prodotto lo stesso giudizio negativo, a volte anche peggio, che molta critica ha condiviso nei confronti del barocco. È tuttavia da rimarcare un carattere di grande novità: in questo periodo si produsse per la prima volta un’arte totalmente laica.

Con ciò gli artisti ebbero la possibilità di svincolarsi da monopoli più o meno diretti legati alla Chiesa e di aprirsi a nuovi strati sociali e a nuovi committenti che favorirono il diffondersi dell’arte in più ampi settori della società.

La pittura rococò

La pittura del periodo rococò ebbe delle caratteristiche stilistiche ben precise: innanzitutto l’uso dei motivi che avevano fatto la fortuna del barocco: linee curve, serpentine, spirali, eccetera. Altra caratteristica fu soprattutto il ricorso a colori chiari su tonalità pastello: i rosa e i celesti sono sempre presenti.

Ma ciò che più caratterizza la pittura rococò è l’uso dell’attimo fuggente. Quando un pittore fa un quadro rappresenta una sola immagine. Se questa immagine deve sintetizzare una storia deve scegliere quella più appropriata al significato che si attribuisce a quella storia. In questo caso la singola scena, che il pittore sceglie di rappresentare, viene chiamata «momento pregnante». Se invece l’immagine non racconta una storia, ma vuole rappresentare un’emozione, quell’attimo che il pittore rappresenta è un «attimo fuggente». Quindi i «momenti pregnanti» sono attimi significativi di una storia, gli «attimi fuggenti» sono istanti in cui si provano sensazioni o emozioni. Queste sensazioni o emozioni sono quelle in genere prodotte dall’essere in un luogo e in uno spazio specifico: guardare un chiaro di luna in riva ad un lago, essere nell’ombra di un accogliente boschetto in piacevole conversazione, e così via.

Con la pittura rococò nasce, in effetti, la pittura degli attimi fuggenti.

Una pittura che non vuole raccontare storie, ma vuole comunicare emozioni e sensazioni. In genere queste sensazioni sono sempre di tipo mondano: sono le sensazioni che vivono chi fa la dolce vita degli aristocratici. Feste, balletti, concerti, spettacoli, pranzi all’aperto, battute di caccia, momenti di corteggiamento sono i soggetti che più frequentemente si trovano nei quadri rococò. Il pittore che inaugurò questo genere di soggetti fu il francese Jean-Antoine Watteau, così come, dopo di lui, i maggiori interpreti della pittura rococò furono soprattutto due pittori francesi: François Boucher e Jean-Honoré Fragonard.

In effetti in campo artistico le novità maggiori vennero soprattutto dalla Francia, nazione che si appresta, agli inizi del Settecento, ad assumere il ruolo di baricentro artistico europeo, ruolo che di fatto ha conservato fino alla metà del Novecento.

Altra notevole componente della pittura rococò fu la comparsa di quella categoria estetica che definiamo «pittoresco».

Con questo termine si intendono quelle immagini gradevoli che nascono spontaneamente dalla natura e con caratteri irregolari. In pratica la differenza tra «bello» e «pittoresco» afferisce alla differenza che c’è tra «artificiale» e «naturale». In campo artistico l’attributo di «bello» è sinonimo di regolarità ed è una caratteristica che appartiene solo alle cose prodotte dall’uomo. In natura non esistono forme geometricamente regolari: non esistono linee rette, angoli retti, cerchi, quadrati, simmetrie e così via. Tuttavia la natura produce cose belle a vedersi: un vecchio ulivo, tutto contorto e irregolare, non è sgradevole da guardare. In sostanza il termine «pittoresco» significa irregolare e naturale, mentre, in opposizione, il termine «bello» significa regolare e artificiale. Come corollario si ebbe che la categoria del pittoresco viene usata ogni qual volta si vuol fuggire dai contesti umani e riscoprire la natura vergine ed incontaminata. Il paesaggio pittoresco ha anche questo di bello: che non è stato in alcun modo guastato dalla presenza umana.

Nella pittura di paesaggio è quasi automatico adeguarsi alla categoria estetica del pittoresco. Ed in effetti, il pittoresco si può dire che nasce proprio quando nasce il genere del paesaggio, agli inizi del Seicento. La novità della pittura rococò, è che quasi tutte le scene rappresentate hanno come fondale un paesaggio di tipo pittoresco. In pratica è come se la cornice ideale per qualsiasi cosa di piacevole si possa fare è sempre la natura in forme spontanee. Ma è un contatto in cui la polarità artificiale-naturale si presenta in maniera evidente e con cariche simbolico-poetiche precise. Questo perché nei paesaggi pittoreschi della pittura rococò compare sempre la «rovina» di qualche edificio antico: una statua, un pezzo di colonna, un frammento architettonico. Si può dire che da questo momento pittoresco e rovine diventano ingredienti inseparabili, che poi ritroveremo anche nell’arte romantica dell’Ottocento. In pratica, il frammento antico esercita sempre una carica di fascino notevole, perché è una testimonianza, fortunosamente giunta fino a noi, di una passata grandezza. Anche se non possiamo vedere l’opera completa, quel frammento rimasto ce la fa immaginare. Ma ciò che anche avvertiamo nel frammento è il senso del tempo. Perché solo il tempo, con la sua inesorabile usura che produce sulle cose, riduce il tutto ad un frammento. E dietro il tempo vi è, in un certo qual senso, proprio la natura, che dal tempo non deve temere alcuna usura. Per questo le rovine e la natura, accostandosi, finiscono per esaltarsi a vicenda. Da un lato vi è l’eternità, dall’altro la transitorietà di tutto ciò che è umano.