Trasferitosi con la famiglia a Parigi, nel 1854, è apprendista nell’atelier
dei fratelli Levy, decoratori di porcellane, presso i quali
lavora fino al 1858 e da cui sembra aver appreso i primi
rudimenti della pittura. La sua vera formazione artistica,
non dissimile da quella degli altri artisti dell’epoca se non
fosse per l’eccezionale congiuntura degli incontri e dei
rapporti che si intrecciano, si può comunque far iniziare
nel 1862 quando si iscrive ai corsi dell’Ecole des beauxarts
e, contemporaneamente, entra nello studio del pittore
Marc Gabriel Gleyre. Questi, secondo una prassi consolidata e affermatasi per sopperire alle carenze didattiche
piú vistose dell’insegnamento accademico, accoglieva
nel suo studio una trentina di allievi che erano impegnati
soprattutto nello studio e nella riproduzione di modelli
viventi. Qui conosce Monet, Sisley e Bazille con cui
stringe un sodalizio che sarà determinante per la sua crescita
pittorica.
Nel 1864 Gleyre chiude definitivamente il suo studio e,
nello stesso anno, R sostiene gli esami all’Ecole des
beaux-arts. Intanto stringe amicizia con Henri de Fantin
Latour con il quale si esercita eseguendo copie dei capolavori
del Louvre. È l’anno che segna la conclusione del
suo apprendistato artistico: per la prima volta viene ammesso
al salon dove presenta La Esmeralda, un’opera in
seguito distrutta, sembra da R stesso. Con Monet, Bazille
e Sisley, si reca nei dintorni di Fontainebleau, luogo
simbolo della pittura di paesaggio verista. Per R, come
per i compagni, è la prima occasione di contatto con la
natura che tendono a vedere con gli occhi dei pittori di
Barbizon, all’epoca ancora l’esempio piú interessante di
pittura antiaccademica. Risale a questo soggiorno la conoscenza
con Diaz de la Peña, da cui sembra venire il
suggerimento di schiarire la tavolozza. La sua influenza è
evidente in un dipinto quale Jules Lecoeur e i suoi cani a
passeggio per la foresta di Fontainebleau (1866: San Paolo,
am). Anche nei comportamenti il gruppo di giovani artisti
ripropone abitudini già proprie della generazione precedente.
Il cameratismo che segna la vita quotidiana dei
pittori durante queste «campagne», si riallaccia infatti a
una tradizione che si era via via affermata in tutta Europa
e aveva dato origine a quei particolari sodalizi, non
solo professionali, che verranno poi definiti «scuole». E
questo cameratismo è evocato in un famoso dipinto eseguito
nel 1866, l’anno in cui fra l’altro R incontra per la
prima volta Courbet: Alla Locanda di Mère Antony (1866:
Stoccolma, nm).
Nel dipinto, il primo di grandi dimensioni eseguito da R,
sono riconoscibili molti riferimenti: dal Courbet del Funerale
a Ornans al Manet del Déjeuner sur l’herbe fino alle
grandi composizioni di Fantin Latour. Una testimonianza
della molteplicità di interessi dell’artista, il cui
orizzonte culturale si andava, via via, ampliando. Come
per Monet, Courbet rappresenta un modello importante
ma piú per ciò che riguarda la tecnica di esecuzione, che
prevede un ampio uso della spatola, che per le celebri
quanto discusse scelte iconografiche. In tal senso può essere
letta un’opera come Diana (Washington, D.C., ng),
respinta al Salon del 1867, dove il riferimento a Courbet
è esplicito.
Le aperture ai modelli e alle tecniche della
pittura moderna non significano tuttavia il totale disconoscimento
dei metodi accademici, come era invece per
Monet. Non a caso, infatti sia nel 1865, sia in epoca successiva,
continua a presentarsi al salon come allievo di
Gleyre. Nel 1867, come Sisley, Bazille, Pissarro, e Cézanne
vede le proprie opere respinte al salon. Il ’67 è anche
l’anno di un dipinto a piú riprese evocato dalla criticacome esempio ulteriore dei rapporti che, a vari livelli,
legavano quel gruppo di artisti: Frédéric Bazille che dipinge
al cavalletto (Parigi, mo). Il quadro, che appartenne a
Manet, rappresenta il pittore, con cui R tra il 1865 e il
1870 divide lo studio nell’atto di dipingere una natura
morta dal soggetto uguale a un’opera cui, nello stesso periodo,
stava lavorando Sisley (ora al Musée Fabre di
Montpellier). Dietro a Bazille, sullo sfondo, è appeso un
paesaggio di Monet.
Nel 1868, grazie forse alla mediazione
di Daubigny che quell’anno era membro della giuria,
è ammesso al salon – dove presenta Lise à l’ombrelle
(Essen, Museo Folkwany). Il crescente interesse per gli
effetti prodotti dal variare della luce sul paesaggio induce
R a privilegiare la rappresentazione dell’acqua, che
questi effetti amplifica e rende espliciti. Valgono da
esempio le due versioni de La Grenouillère, dipinte con
pennellate brevi e corsive, secondo una tecnica che nega
qualsiasi tradizione accademica e prelude a quello che, in
seguito, verrà definito stile impressionista. Nel contempo
altre suggestioni intervengono ad ampliare ancora l’orizzonte
culturale di R che, nel 1870, presenta al salon una
Donna d’Algeri, dichiarato omaggio a Delacroix e primo
di una serie di dipinti di gusto orientaleggiante. Rimasto
a Parigi dopo la guerra del ’70, R stringe rapporti con il
gallerista Durand-Ruel, che nel 1872 acquista due sue
opere, Vue de Paris, Pont des Arts e Fleurs, biroines e coquelicots.
In questo periodo visita spesso Monet che, con
Sisley, si era stabilito ad Argenteuil. Di questi soggiorni
restano bellissime testimonianze, che segnano un’ulteriore
evoluzione stilistica, in una serie di dipinti eseguiti
con un tocco piú leggero e una tavolozza piú chiara secondo
una tecnica che si può definire propriamente impressionista.
Valgono da esempio Monet che dipinge nel
giardino di Argenteuil (Hartford, Connecticut, The Wadsworth Museum) e Lo stagno delle anatre (coll. priv.), di
cui esiste anche una versione di Monet.
La forte coincidenza tecnica e iconografica che si stabilisce
in questi anni non solo tra R e Monet, ma anche con
Sisley, Berthe Morisot, Pissarro e, per certi aspetti, Cézanne,
prelude alla decisione di presentarsi al pubblico
con un’esposizione collettiva che resterà celebre come
prima mostra impressionista. L’idea di una associazione
di artisti indipendenti e rappresentativa di interessi anche
non omogenei, risale al 1873 ed era stata sostenuta
inizialmente soprattutto da Monet. R presenta alla mostra
sei opere, tra cui una Ballerina (Washington, D.C.,
ng) soggetto probabilmente ispirategli da Degas che sul
tema del teatro stava lavorando da qualche anno, e il celebre
Il palco (Londra, Courtland Institute) acquistato da
Martin. Se a questa data i suoi rapporti con il mercato
risultano ancora incerti, già l’anno successivo la situazione
sembra mutare. All’esposizione pubblica organizzata
all’Hôtel Drouot infatti due sue grandi tele vengono
acquistate dal collezionista e pittore Stanislas-Henri
Rouart, amico di Degas.
Nella stessa occasione il direttore
della rivista «L’Artiste», Arsène Houssaye, acquista
Femme assise. E le opere di R suscitano anche l’attenzione
di Duret, mercante e critico d’arte, che era stato tra i
primi a riconoscere il talento di Manet e che diventerà,
almeno per gli anni Settanta, l’acquirente piú significativo
delle sue opere. Sono le prime spie di un’affermazione
fuori dai circoll bohémien, a cui corrisponde da
parte di R, la messa a punto di uno stile piú personale e
il rifiuto del verismo troppo rigido professato da altri pittori
del gruppo. Anche la realtà viene filtrata da un occhio
piú disteso, quasi gioioso, che trova espressione nei
dipinti esposti nel 1877 alla seconda mostra collettiva,
primo fra tutti il Ballo al Moulin de la Galette (Parigi,
mo). Eseguito dal vero, en plein air, il quadro dimostra la
piena maturità pittorica di R nell’uso complesso della luce,
risolto con un peculiare gioco di macchie chiare e scure
come nella difficile orchestrazione delle numerose figure
in movimento.
La definitiva affermazione di R sul mercato artistico si
ha comunque con il Ritratto di Madame Charpentier e dei
suoi bambini, presentato al Salon del 1879, preferito da
R alla contemporanea terza esposizione impressionista. Il
decennio successivo si apre con un’altra grande opera, Le
déjeuner des Canotiers (Washington, coll. Phillips) ancora
un dipinto di grandi dimensioni che permette
un’organizzazione complessa dello spazio e dei molti
personaggi rappresentati. Anche la superficie pittorica è
costruita con un sofisticato alternarsi di zone liscie, da
cui emerge talvolta la preparazione grigio chiaro della tela,
con altre in cui si sovrappongono piú strati di colore.
La migliore situazione economica consente a R nel 1881,
di intraprendere due viaggi, uno in Africa del nord, sulle
tracce di un topos pittorico mutuato da Delacroix, l’altro
in Italia, che verrà considerato retrospettivamente dallo
stesso artista un punto chiave della sua maturazione pittorica.
In particolare, sembra essere stato colpito dal Raffaello
della Farnesina e dalle pitture murali di Pompei. Soprattutto
fu importante il contatto con un’arte che egli riteneva
capace di trattare con naturalezza temi mitologici.
Da qui l’idea, centrale per la sua produzione successiva,
che fosse possibile coniugare le istanze della pittura verista
con forme e soggetti di tradizione classica. Una eco di
tali riflessioni si riconosce nella Baigneuse (detta Baigneuse
blonde I) (Williamstown, Mass., Sterling and Francine
Clark Art Institute) dove sperimenta l’inserimento di una
forma monumentale femminile nel paesaggio. Nel 1883,
in seguito a un viaggio nel sud della Francia con Monet,in quegli anni concentrato nello studio degli effetti di luce
e della rappresentazione del paesaggio, R avvia una ricerca
che culminerà nell’esposizione delle Baigneuses da
Petit (Philadelphia, am) del 1887.
In questo periodo, di
grande sperimentazione tecnica, R aveva cercato di portare
avanti lo studio delle possibilità espressive offerte
dalla incisività delle linee, che si riallaccia alla tradizione
di Ingres, in rapporto con il colore. Uno studio documentato
da numerosi disegni preparatori eseguiti con tecniche
diverse. Di qui viene il sorvegliato equilibrio che si
riconosce tra la luminosità dei colori utilizzati e la nitidezza
delle linee di contorno, evidenti, ad esempio, in un
dipinto quale La Bagneuse (detta anche La Coiffure)
(1885: Williamstown, Mass., Sterling and Francine Clark
Art Institute). La definitiva affermazione di R verrà sancita,
nel 1892, dall’ingresso nelle collezioni pubbliche
francesi grazie all’acquisto di Jeunes filles au piano (ora al
mo), per il Luxembourg, reso possibile grazie all’intervento
del poeta Mallarmé e di Roger Marx. Il dipinto,
scelto tra cinque versioni affatto simili dello stesso soggetto,
riecheggia nella scelta iconografica come nella tecnica di esecuzione, i nuovi interessi culturali degli anni
Novanta: i pittori olandesi del Seicento e la pittura francese
del sec. XVIII. Riferimenti che ritornano anche in
un’opera quale Les baigneuses dans la forêt (1897 ca.: Merion,
The Barnes Foundation) che si rifà a un dipinto di
soggetto analogo di Fragonard (Baigneuses: Parigi, Louvre).
Accanto a questi temi piú elaborati, nell’ultimo decennio
del secolo R esegue un numero cospicuo di ritratti,
per lo piú figure femminili abbigliate con abiti moderni
ed eleganti, che incontrano notevole successo di vendita.
Dal 1900 comincia a trascorrere lunghi periodi sulla Costa
Azzurra e, dal 1903, si stabilisce a Cagnes-sur-Mèr.
Per motivi di salute i soggiorni a Parigi diventano ogni
anno meno frequenti; il cambiamento si fa sentire anche
sul piano artistico e la sua pittura sembra accostarsi sempre
di piú a un classicismo che si potrebbe definire mediterraneo.
Particolare attenzione è dedicata al rendere la
fusione delle figure femminili nel paesaggio, attraverso
una progressiva amplificazione dei corpi che arriveranno
a invadere quasi completamente lo spazio dipinto: la pennellata
si fa piú mobile e fluida, la cromia piú morbida e
il colore viene steso per grandi campiture.
Questi interessi trovano piena espressione nella serie,
numerosa, di Bagnanti: inizialmente raffigurate ancora
con accanto i loro abiti da città e poi, via via, private di
ogni elemento che possa disturbare l’intima corrispondenza
con il paesaggio. Con Les Baigneuses (1918-19: Parigi,
mo), ultima opera di grandi dimensioni, l’integrazione
delle figure nel paesaggio appare perfettamente
compiuta.