Di famiglia ebraica, ebbe una difficile adolescenza anche a causa della sua
salute delicata. Nel 1898 entrò nella Scuola di belle arti di Livorno, e seguì
il corso di Guglielmo Micheli, artista minore che continuava la tradizione dei
macchiaioli. Nel 1902 frequentò la Scuola di belle arti di Firenze, e l’anno
successivo quella di Venezia. Colto, amante della poesia (Dante e D’Annunzio in
particolare), M ebbe assai presto la certezza che un destino fuori del comune
esigeva un totale coinvolgimento, come attesta la sua corrispondenza nel 1901
con l’amico Oscar Chiglia: «Tieni per sacro tutto ciò che può esaltare ed
eccitare la tua intelligenza. Affermati e superati senza tregua».
Giunse a Parigi all’inizio del 1906, stabilendosi a Montmartre, in rue de
Caulaincourt, presso il Bateau-Lavoir. I primi dipinti rivelano un interesse
piuttosto modesto per il cubismo, allora agli esordi, ed indicano piuttosto una
certa affinità con Steinlen, Lautrec ed i Picasso del periodo blu (l’Ebrea,
1908: coll. priv.). Intorno alla fine del 1907 conobbe il suo primo ammiratore,
il dottor Paul Alexandre, di cui lasciò numerosi ritratti. Espose agli
Indépendants nel 1908. Nel 1909 soggiornò per breve tempo a Livorno; dipinse il
Suonatore di violoncello (coll. priv.), dove la linea prevale già sul tocco e
sul colore, e nel quale prende già forma il suo stile. Ma soprattutto, in
quell’anno, trasferitesi nella cité Falguière, feudo degli scultori, a
Montparnasse entrò in contatto con lo scultore Brancusi. Fino al 1913 la sua
attività fu dominata da tentativi di opere plastiche, mentre i quadri sono
scarsi (una trentina). In seguito rinuncerà alla scultura, per ragioni
economiche e per le precarie condizioni di salute, incompatibili con la sua
volontà di praticare solo l’intaglio diretto); le venticinque sculture che ha
lasciato (Parigi, mnam; Washington, ng), sono quasi tutte teste, per la maggior
parte allo stato di abbozzo. Quest’esperienza costituì una tappa importante,
poiché gli consentì di acquistare un disegno sicuro, capace di restituire con
immediatezza la pienezza dei volumi, e nel quale si colgono sia la lezione
dell’arte arcaica che dell’arte Baoulé (Costa d’Avorio): molte le variazioni sul
tema della cariatide (New York, Guggenheim Museum; Parigi, mnam).
Nel 1916 fece amicizia con Leopold Zborowski, che contribuì poi a far conoscere
e diffondere la sua opera; Paul Guillaume (Ritratto di Paul Guillaume: Parigi,
mn, coll. Walter-Guillaume, e Milano, gam) gli comperò quadri sin dal 1915. Tra
il 1914 e il 1916 strinse una relazione con la giornalista inglese Beatrice
Hastings con cui conduce una vita sregolata, che sarà causa di gravi problemi di
salute. Con la ripresa della pittura si assiste ad un breve e singolare recupero
del divisionismo, ora sfruttato in modo abbastanza maldestro (Frank Haviland,
1914: Milano, coll. Mattioli), ora integrato in una grafia ampia e morbida
(Diego Rivera, 1914: Museo di San Paolo).
Per influsso del cubismo, i ritratti (i cui modelli sono gli amici) del 1915-16
si distinguono per la composizione rigorosa, che articola grandi piani, e per la
precisione del disegno (Kisling, 1915: Milano, coll. Jesi; Max Jacob, 1916:
Düsseldorf, knw; Cincinnati, am). Al termine di questa fase M appare in possesso
di un linguaggio maturo, nel quale l’arabesco contorna con maestria un volume
nettamente suggerito, mentre una materia pittorica scabra presenta una gamma di
colori generalmente sobri (ocra per le carni, bruni, grigi, neri, ravvivati di
azzurro e di verde che tendono a schiarirsi negli ultimi anni (la Serva, 1916:
Zurigo, kh). La riduzione, evidente, ad uno schema caratteristico non riduce la
capacità di espressione della personalità, spesso spiccata, dei modelli (Blaise
Cendrars, 1917: Roma, coll. priv.; Soutine, 1916: Washington, ng).
Dal 1916-17 i nudi, che venivano disegnati con un realismo maggiore di quello
dei ritratti, si fanno più frequenti. Il suo temperamento classico si manifesta
soprattutto nella ricerca della melodia ritmica sviluppata dalle linee di un
corpo (Nudo coricato, 1917: Milano, coll. Mattioli); nel 1918 e nel 1919 si
attenua la plasticità del contorno, e si assiste alla rinuncia della gerarchia
interna dei volumi in favore di una maggiore continuità (Nudo accosciato: Museo
di Anversa; Grande nudo, 1917: New York, moma; Elvira, 1918: Berna, coll.
priv.).
Quando incontra, nel 1917, Jeanne Hébuterne, M ritrova sul principio un po’ di
stabilità. Jeanne ispira (con Lunia Czescowska) le più belle opere degli ultimi
anni; il carattere manierista dell’allungamento delle linee (in particolare del
collo) diventa una costante e si accompagna ad un senso quanto mai sottile
dell’effetto decorativo ed espressivo (Jeanne Hébuterne coi gomiti su una sedia,
1918: New York, coll. priv.; il Maglione giallo, 1919: New York, Guggenheim
Museum; Lunia Czecowska, 1919: Milano, coll. priv.; la Zingara, 1919:
Washington, ng; Maria, 1919: Basilea,coll. priv.), senza che peraltro venga
dimenticata la lezione di Cézanne (il Giovane apprendista: Parigi, mn,
coll.Walter-Guillaume; il Contadinello, 1918: Londra, Tate Gall.; il Ragazzo con
la giacca azzurra, 1919: Museo di Indianapolis).
Nel novembre 1918 nasce la figlia Jeanne e M soggiorna a Nizza (1918-19) per
cercar di recuperare una salute ormai troppo compromessa; minato dagli eccessi e
dalla tubercolosi, muore all’ospedale della Charité il 24 gennaio 1920; Jeanne
Hébuterne si suicida il giorno dopo. L’arte di M, si colloca agevolmente
nell’atmosfera culturale dell’inizio del secolo. Come tanti suoi contemporanei,
egli trae ispirazione dalle espressioni arcaiche europee ed africane; ma suo
scopo è esprimere, nel ritratto come nel nudo, un aspetto moderno della realtà,
e non sperimentare una concezione nuova dell’opera d’arte, cui tendevano invece
altri artisti suoi contemporanei.