L’Assiria della seconda metà del II millennio subì l’influsso del regno dei
Mitanni della Siria settentrionale; alcuni motivi, in auge durante il i
millennio, ne sono originari, come l’albero sacro con un animale su ciascuno dei
lati. La glittica del XIV-XIII sec. a. C. lo utilizza molto di frequente, e ad
esso si ispireranno i pittori, come dimostrano i fregi che decoravano il Palazzo
di Tukulti-Ninurta I (1244-1208) a Kar-Tukulti-Ninurta, presso Assur, fra una
grande profusione di palmette e di borchie rosse, blu, nere e bianche. Nello
stesso tempo, la
decorazione ricorre insieme al mattone smaltato, che gli Assiri ed i Babilonesi
utilizzeranno rispettivamente nell’-VIII e nel VI sec. a. C.
Gli Assiri sono giustamente celebri per i bassorilievi scolpiti che ne ornavano
i palazzi, scoperti a Nimrud, Khorsabad e Ninive, e che vennero costruiti dal XI
al VII sec. a. C. Alcuni di questi erano ravvivati con colori oggi quasi
interamente cancellati. È noto peraltro che i pittori non si mostrarono meno
abili degli scultori, e che gli edifici reali erano decorati con
enormi superfici dipinte, distrutte dal tempo. Il complesso più importante è
stato rinvenuto da scavi francesi nel palazzo provinciale di Til Barsib (oggi
Teli Ahmar), attribuito a Teglat Phalasar III (744-727). Tali pitture, tra le
quali spicca la raffigurazione di un’udienza reale, che si estendeva su ventidue
m di lunghezza, sono state rilevate sul posto (le copie sono conservate al
Louvre di Parigi).
Le scene di corte, di caccia e di guerra, sono al di sopra di una fascia nera
posta a circa 50 cm di altezza rispetto al suolo. Sono alte tra uno e due metri.
Al di sopra si sviluppavano fregi puramente decorativi di palmette, fiori di
loto, borchie, che incorniciavano il motivo geometrico del quadrilatero dai lati
concavi, fiancheggiato da animali. Tali fregi sono simili a quelli che ornavano
le pareti dei Palazzi di Teglat-Phalasar III ad Arslan Tash e di Sargon II
(721-705) a Khorsabad. La preparazione primitiva è, come al solito, bianca,
divenuta giallastra col tempo. Qui il colore dominante è un azzurro chiaro e
splendente, vicino al blu cobalto, seguito dal rosso; questi due colori venivano
talvolta mescolati. Un rosso violetto
assai scuro era ottenuto amalgamando blu, rosso e nero. Il disegno è tracciato
in nero nell’epoca di Teglat-Phalasa, mentre è in rosso su pannelli che sono
stati riconosciuti come più recenti; in tal caso, un contorno nero copre il
disegno primitivo, ma la sovrapposizione non è sempre perfetta.
Si ritrovano i medesimi temi dei bassorilievi: il re viene celebrato nello
splendore della sua potenza, seduto di profilo su un trono dall’alto schienale,
con la tiara sul capo mentre riceve gli omaggi dei suoi tributari, dietro di lui
sono in piedi dignitari e servitori; altrove, si tratta di scene di guerra con
esecuzioni di prigionieri, utilizzazione dei vinti per trainare un carro sotto
la minaccia di un soldato.
Alcune sale sono state decorate più tardi, probabilmente all’epoca di
Assurbanipal (668-627), a giudicare almeno dalle analogie con i rilievi del suo
palazzo di Ninive, particolarmente con una scena di caccia. Il re, in piedi sul
carro a due ruote, lancia le sue frecce su un Icone, seguono altri carri, con le
spoglie delle fiere già abbattute e con arcieri pronti a dare man forte; qui il
pittore uguaglia lo scultore e si rivela abile anche nel rappresentare gli
animali; i cavalli sono bruni, rossi, neri e persino azzurri, lanciati al gran
galoppo e riccamente bardati.
E curioso notare che questa decorazione di caccia ornava le pareti di un bagno.
A Khorsabad, ove Sargon II costruì una città nell’VIII sec. a. C., una residenza
era stata dotata di un pannello che doveva avere un’altezza di dieci m.
All’opposto di Til Barsib, i fregi decorativi si trovavano sotto la scena
principale in tre sovrapposizioni. Qui, ancora una volta, il tono dominante è un
blu brillante, accompagnato dal rosso, dal bianco e dal nero applicati sulla
preparazione in gesso. Compaiono sporadicamente parti verdi e brune, ma non
gialle; mentre il giallo ocra, il blu, il verde ed il bianco entrano nella
composizione dei mattoni smaltati che decorano un santuario, sui due lati di un
portale, lo zoccolo del muro era ornato da un leone, un rapace, un toro, un
albero da frutta e un aratro.
Così, con immutabile costanza, la medesima tecnica si è trasmessa per millenni.
I Babilonesi del VI sec. a. C. hanno adottato la decorazione in mattone smaltato,
che hanno impiegato nella loro città per la porta processionale e la porta
fortificata dedicata alla dea Ishtar. Su fondo blu turchese spiccano, in leggero
rilievo, animali consueti: leone, toro, drago, dal corpo giallo o crema. È uno
stile che i persiani Achemenidi riprenderanno a Susa.
Si dovrà giungere all’epoca ellenistica per trovare nuove manifestazioni
pittoriche; ma la tecnica proverrà ormai dall’Occidente.