5/12/2020

Labirinto

La teoria piú plausibile fa risalire questo termine al pre-ellenico labrys «doppia ascia», il simbolo rituale della Creta minoica. Esso si riferiva, originariamente, al palazzo di Knosso («Casa dell’ascia doppia»), poi passò ad altri ed. dalle piante similmente tortuose. Tra questo ed altri l. Plinio menziona quello d’Egitto, una delle «sette meraviglie» del mondo antico (il tempio gigante di Amenemhet III di fronte alla piramide presso Hamara, c 2300 aC).


Il termine si estese poi a tutte le arch., case, giardini, decorazioni (meandro; rocaille) e manifestazioni figurative che esprimessero il lungo vagare. Sono state particolarmente inclini ad impiegarlo le epoche e le civiltà che prediligevano il simbolismo numerico e lo schematismo geometrico: l’antico Egitto, la Grecia ellenistica, il Gotico (le cattedrali di Chartres, Sens ed Amiens), il Manierismo, il Barocco e persino il Movimento Moderno. A contrasto con gli es. relativamente rari di arch. effettivamente costruite su piante labirintiche (ad es. il dedalo del tholos di Epidauro, le rampe di scale nel tempio di Apollo a Dydima), molte sono state le fantasie di architetti, pittori e designers (piranesi, ledoux, gaudí, poelzig, scharoun ecc.) su questo motivo.

A differenza dei l. per la maggior parte simmetrici dell’antichità e del Medioevo, i cui intricati andirivieni conducevano però inevitabilmente a un’uscita, il Manierismo introdusse vera e propria confusione, e persino intrappolamenti, mediante bivi e passaggi morti. Il l. godette di grande popolarità anche successivamente: rari erano i parchi che, in uno dei molti boschetti, non avessero un dedalo. Il l. costituí poi, spessissimo, un elemento di decorazione.