5/13/2020

Le chiese italiane

Le chiese paleocristiane it. sono nella maggior parte dei casi di tipo basilicale: navata centrale con navate laterali da essa separate mediante colonne che sostengono archi o architravi, ed abside, talvolta fiancheggiata da due ambienti sussidiari. L’es. meglio conservato di questo tipo a Roma è Santa Sabina, c 425-30. Rari i transetti, che s’incontrano solo nelle chiese piú monumentali: l’antica San Pietro (324-49 con navatelle doppie; non conservato), San Paolo fuori le Mura (scorcio v s, anch’esso con doppie navatelle; ricostruito dopo l’incendio del 1823), Santa Maria Maggiore (c 430-40). Esistono anche ed. a pianta centrale, benché in piccolo numero. San Giovanni in Laterano (metà V s) è ottagonale. In questo caso la pianta centrale si spiega col fatto che si tratta di un battistero, e che per i battisteri la pianta centrale presenta chiari vantaggi funzionali. Santa Costanza (prima metà IV s) è uno degli es. piú belli: circolare, con deambulatorio. In questo caso la spiegazione è che si tratta di un mausoleo, e che per i mausolei la pianta rotonda era un’antica tradizione romana.


Dopo Roma il centro piú importante fu Ravenna. Essa divenne la capitale dell’Impero romano d’Occidente nel 404, di Odoacre nel 476 e di Teodorico nel 493; infine, della testa di ponte bizantina in I. nel 540. Anche qui la maggioranza delle chiese appartengono al tipo basilicale: ad es., Sant’Apollinare Nuovo, c 510-20 e Sant’Apollinare in Classe, c 550. Piú originali e variati gli ed. a pianta centrale: San Vitale, compl. 547 e interamente bizantina, con la complessa e geniale pianta ottagonale; il mausoleo di Galla Placidia, c 450, a croce gr.; e i due battisteri, degli Ariani e degli Ortodossi, ottagonali. Il Mausoleo di Teodorico, come si conveniva a questo re goto, è assai piú massiccio. Inoltre, è realizzato in pietra, mentre gli ed. sopra citati sono in laterizio: elementi caratteristici di queste ultime costruzioni sono le arcate cieche esterne, o le lesene collegate da un piccolo fregio di archetti ciechi, motivo che divenne tipico del Romanico dell’I. sett.

Anche i primi campanili i. si trovano a Ravenna, sono circolari e vennero, probabilmente, aggiunti nel IX s. Il primo di cui si abbia notizia è quello quadrato un tempo collegato a San Pietro in Roma, risalente alla metà dell’VIII s.

Vanno ricordati ancora almeno due ed. paleocristiani oltre quelli di Roma e Ravenna: il primo è San Salvatore a Spoleto, dello scorcio del iv s, con una facciata completa i cui dettagli, come quelli dell’interno, sono sorprendentemente tardoantichi, ma la cui cupola ovale sul coro riprende un motivo tipico della Siria e dell’Asia Minore; il secondo è San Lorenzo a Milano, rielaborato nel XVI s ma risalente essenzialmente alla fine del V s, che già presenta raffinatezze spaziali entusiasmanti come quelle di San Vitale. Milano possiede chiese antichissime (almeno nelle parti essenziali) piú di quanto fino ad epoca recente fosse noto.

La transizione dal paleocristiano al proto-medievale è, in I., quasi impercettibile. Sant’Agnese in Roma, c 630, è interamente paleocristiana, ma Santa Maria in Domnica e Santa Maria in Cosmedin, dell’inizio del IX s, non ne differiscono sostanzialmente né in pianta né in alzato. E neppure Santa Prassede, sebbene quest’ultima possieda un transetto che costituisce probabilmente, come quello di Fulda, un voluto ritorno alla grandiosità costantiniana. Santa Maria in Cosmedin presenta una piccola cripta, una delle piú antiche che si conoscano. Ambedue queste chiese si concludono con tre absidi parallele, e cosí pure le piú importanti chiese sett. dell’inizio del IX s: Agliate e San Vincenzo a Milano. Ma nell’insieme queste ed altre chiese sett. proseguono pur esse il tipo paleocristiano (San Salvatore a Brescia, Abbazia di Pomposa). Innovazioni sono date dai pilastri quadrati di, ad es., Bagnacavallo, e dalle piccole volte a botte di Santa Maria in Valle a Cividale (quest’ultima possiede pure le piú belle sculture protomed. d’I.). Cividale è, inoltre, straordinaria dal punto di vista planimetrico, e cosi pure è interessante, nel meridione, Santa Maria a Cassino, c 780-90, che introduce la pianta bizantina a croce inscritta e presenta, inoltre, volte ogivali e a botte, e le tre absidi parallele. bizantina; paleocristiana; tardo-antico; Venturi; Lauer P. ’11; Argan ’36; Krautheimer ’37-80; Deichmann ’48, ’58; Salmi ’51; Mazzotti M. ’54; Bovini ’55; Testini; De Angelis d’Ossat ’62b.

Non è facile decidere da qual punto partire quando si impiega, in I., il termine «Romanico». La pianta basilicale, le colonne delle arcate, l’abside che prosegue la navata senza transetto restano la norma in I., nell’XI e ancora nel XII s. Le essenziali innovazioni planimetriche introdotte in Francia ed in Germania sullo scorcio del X e all’inizio dell’XI s non raggiunsero subito l’I., ed anche piú tardi restarono l’eccezione piú che la regola. Deambulatori a cappelle radiali, ad es., sono rari (Sant’Antimo nell’I. centrale e Aversa nel mezzogiorno), benché deambulatori rudimentali si avessero in epoca notevolmente antica (Santo Stefano a Verona, Duomo di Ivrea). I nuovi elementi penetrati nell’XI s sembra siano stati derivati dall’arch. imperiale.

Montecassino, del 1066 sgg., possedeva un transetto, anche se non sporgente dal corpo della chiesa, presenta pure tre absidi parallele, tipicamente it. Nella cattedrale di Salerno, cons. 1084, il transetto travalica le linee delle navatelle, e San Nicola a Bari, l’ed. mer. piú importante (in. immediatamente d 1087) reca pur essa transetti, sostegni alternati nella navata, una galleria, due torri in facciata poste al modo normanno, fuori delle linee di navata, e vestigia di due torri sul retro. Tali torrette ad est si presentano pure, e qui per chiara influenza germanica, in Sant’Abbondio a Como, cons. 1095. San Fedele a Como è piú tarda, e la sua pianta trilobata si ispira a Colonia. Sant’Abbondio non ha transetto, ma Aquileia, del 1020 sgg., ne possiede già uno, pur seguendo in tutto il resto la tradizione paleocristiana.

È arduo riassumere il XII e l’inizio del XIII s in I. Pochi sono gli elementi tipici locali, almeno in pianta e in alzato, anche se i motivi decorativi differiscono considerevolmente da zona a zona. Le grandi cattedrali del XII s nella pianura padana sono pienamente romaniche, ma anch’esse differiscono sotto molti aspetti. Presentano però nella maggior parte dei casi sostegni alternati e gallerie all’interno, e le gallerie ad arcatelle, piccoli passaggi ad archi ricavati entro il muro, all’esterno. I campanili non sono integrati agli ed. Modena, in. nel 1099, è la prima, con transetto non sporgente e le tradizionali tre absidi parallele (lanfranco). Cosí pure in Sant’Ambrogio a Milano, dalla solenne facciata e dallo splendido atrio. Il piú importante elemento di Sant’Ambrogio è però costituito dalle volte a costoloni quadri, pesanti, a semplice sezione rettangolare.

Questo tipo si ritrova anche nella Francia mer., i vari es. lombardi appartengono probabilmente tutti al XII s, sono cioè piú tardi delle costolature, assai piú raffinate, di Durham. Le altre principali cattedrali dell’I. sett. sono quella di Parma, dopo il 1117, con una pianta piú germanica (transetti assai sporgenti, con absidi, ed una sola abside terminale), di Piacenza, c 1120 sgg., di Cremona e di Ferrara. Appendice spettacolare di queste cattedrali sett. it. è il battistero, isolato, ampio, ottagonale. Il piú famoso dei battisteri it. si trova tuttavia nell’I. centrale, ed è quello di Pisa, in. 1153. Il Duomo di Pisa, eccezionalmente ampio, è eccezionale anche sotto altri aspetti. Venne iniziato fin dal 1063 (buscheto) e presenta lunghi transetti a navate con absidi terminali, una navata centrale e due laterali; non ha volte. Il campanile (cioè la «torre pendente», tutta ad arcatelle per l’intera circonferenza e su molti piani) venne iniziato nel 1173. La stessa predilezione per gli ordini esterni di arcatelle si ritrova a Lucca.

Diversamente accade a Firenze. Qui già sullo scorcio dell’XI s sorge un movimento che merita il nome di proto-Rinascimento. Esso favorisce i motivi romani antichi e possiede una grazia ed un’eleganza uniche nell’Europa romanica. Es. principali ne sono il Battistero, San Miniato e i Santi Apostoli, tutti a Firenze, e la Badia di Fiesole: nessuno è databile con esattezza. Un analogo interesse per l’antica Roma si trova a Roma stessa e intorno ad essa all’inizio del XIII s (facciata del Duomo di Civita Castellana, 1210; facciata di San Lorenzo in Roma, dei Vassalletto 1220). Fa eccezione, nell’I. centrale, la chiesa di Chienti presso Macerata, su pianta bizantineggiante a croce inscritta. romanico; buscheto; lanfranco; Boito 1880; Venturi; Rivoira 1907; Salmi ’27; Toesca ’27; Krautheimer ’34; Ricci C. ’35; Argan ’36, ’37; Calandra ’38; Arslan ’39, ’54; Paatz ’40-54; De Angelis d’Ossat ’42; Verzone ’42; Reggiori ’45; Ceschi ’54; Decker H. ’58; Krönig ’59; Lavagnino ’60; Magni ’60; Guidoni ’70; Quintavalle ’74.

I rapporti tra il Romanico it. e Bisanzio sono molteplici e interessanti. Il monumento maggiore, totalmente bizantino, è ovviamente San Marco a Venezia (1063 sgg.), la pianta centrale, con cinque cupole. Cupole vennero imposte alle navate in alcune grandi chiese del mezzogiorno d’I. (cattedrale di Canosa, 1071 sgg.; duomo di Molfetta, c 1160 sgg.). La pianta a croce inscritta compare sia qui che in vari monumenti dell’I. mer.: a Stilo, ad Otranto (San Pietro), a Trani (Sant’Andrea). Gli elementi bizantini dell’arch. siciliana si fondono in modo affascinante con quelli saraceni e normanni. L’isola era stata sotto il dominio bizantino dal VI s, sotto l’islam dall’827, sotto i Normanni dal 1061. Ma negli anni della grande arch. siciliana, l’isola fu uno dei centri degli imperatori Hohenstaufen.

I motivi normanni delle cattedrali di Cefalú e di Monreale (1131 sgg., 1166 sgg.) appaiono evidenti allo straniero. D’altro lato la Martorana a Palermo (1143 sgg.) è su pianta bizantina a croce inscritta, e interamente araba appare San Cataldo a Palermo. Ciò si applica ancor piú ai palazzi e ai padiglioni reali come la Zisa, la Cuba (1180) e la Piccola Cuba a Palermo. Del grande patrimonio di arch. profana romanica, solo pochi es. possono essere riferiti in questa sede: alcuni palazzi bizantineggianti di Venezia (specialmente il Fondaco dei Turchi) e il palazzo della Ragione a Pomposa, dell’XI s, pur esso bizantineggiante, nonché le snelle torri gentilizie dei nobili, tra le quali sono particolarmente celebri quelle di San Gimignano e le due al centro di Bologna, inoltre i palazzi comunali di Como (1216), Orvieto e Massa Marittima, tutti del XIII s. bizantina; Venturi; Di Stefano G. ’35, ’55; Bettini ’37, ’46; Bottari S. ’39; De Angelis d’Ossat ’42; Galassi ’53; Demus ’60, Venditti ’67.

In quell’epoca, però, il Gotico aveva iniziato il suo cammino anche in I., dove era giunto, come in tutti gli altri Paesi, dalla Francia e anche, come quasi sempre, per mezzo dei cistercensi (Fossanova, 1187-1208, Casamari 1203 sgg., con volte a costoloni, ambedue nel Lazio; San Galgano in Toscana, 1227 sgg.). La collegiata di Sant’Andrea a Vercelli, c 1220 sgg., manifesta la transizione tra il Romanico i. e il Gotico fr. Il piú originale ed. proto-got. i. è San Francesco ad Assisi, in. 1228 ed ispirato, singolarmente, alle cattedrali della Francia occ. e molto probabilmente a quella di Angers. Altra influenza fr. (borgognona) dà conto degli splendidi castelli di Federigo II nell’I. mer. e in Sicilia (cd arch. sveva o federiciana): Augusta, Salemi, Maniace a Siracusa; Ursino a Catania; e specialmente Castel del Monte, c 1240 sgg., ove una struttura got. francesizzante si mescola con estremo fascino a dettagli tardo-antichi romani, impiegati con spirito «rinascimentale». Le piante di questi castelli sono regolari, nella maggior parte dei casi dotate di torri angolari: tipologia introdotta in Francia nello stesso periodo e in seguito proseguita in ambedue i Paesi (per es. Ferrara, 1389 sgg). Haseloff ’20; Agnello ’35; Di Stefano G. ’35, ’55; Bottari S. ’50, ’62.

Tutta l’I. del XIII e del XIV s è ricca di notevolissimi ed. profani: i palazzi comunali di Genova, Orvieto e Piacenza, tutti del XIII s e tutti aderenti alla tipologia romanica; quelli un poco piú recenti e assai piú difensivamente muniti di Perugia (1283 sgg.), Siena (1288 sgg.) e Firenze (Palazzo Vecchio, 1298 sgg.: arnolfo); la Loggia dei Lanzi a Firenze, del 1376, con i suoi singolari, e non got., archi a tutto sesto, il Palazzo Ducale a Venezia del 1309 sgg. unico per dimensione e composizione, nonché alcuni palazzi trecenteschi di Firenze e di Siena, e case dell’inizio del ’400 a Venezia (Ca’ d’Oro, 1421-40). I dettagli tardo-got. dell’I. sett. sono piú ornati, piú «nordici» che nel sud (Porta della Carta, Palazzo Ducale, c 1440). Questo carattere nordico, transalpino, si manifesta con evidenza assai maggiore nel duomo di Milano, in. nel 1386, frutto dell’opera di un coacervo di maestri lombardi, fr. e ted., tutti in reciproca lotta. La dimensione del duomo di Milano suscitò l’impostazione, su scala consimile della Certosa di Pavia (1396 sgg., realizzata con grande lentezza) e di San Petronio, la maggior parrocchiale di Bologna (1390 e sgg.). Ma nel frattempo, vale a dire nel XIII e all’inizio del XIV s, il Gotico si era affermato ovunque in I. Nella stessa Bologna la chiesa conventuale di San Francesco, 1236 sgg., partí con un deambulatorio francesizzante con cappelle radianti. D’altra parte i monaci costruivano su vasta scala, ma senza un sistema canonico sia in planimetria che in alzato. Santa Croce a Firenze, la chiesa francescana della città del 1294 sgg. (di arnolfo di cambio), presenta navate laterali ed è priva di volte. Le parti terminali est dell’una e dell’altra chiesa sono nell’ambito della tradizione cistercense. Le chiese dei Frari (Francescani) e dei Santi Giovanni e Paolo a Venezia (quest’ultima domenicana; ambedue del XIV s) presentano invece, oltre le navatelle, alti pilastri cilindrici e volte costolate. L’ariosità di queste chiese è fondamentalmente diversa dall’aura spaziale del Gotico fr. Questa «italianità» del Gotico it. si esprime in modo assai energico nella fiorentina Santa Maria Novella (domenicana; 1278 sgg.) e nel duomo di Firenze (in. da Arnolfo nel 1296). Le arcate sono assai piú generose che in Francia, cosí che navata centrale e navatelle appaiono parti di un unico spazio, non tre invasi paralleli. La misura di ciascuna campata delle arcate è di c 20 m; ad Amiens, invece, di c 8. Il campanile del duomo di Firenze (giotto) è il piú bel campanile got. it. Le facciate got. piú belle sono quelle di Siena (1284 sgg., di giovanni pisano) e di Orvieto (c 1310 sgg.). Rispetto a Firenze, il contributo di Roma è scarso. L’unica chiesa got. importante è Santa Maria sopra Minerva, c 1280 sgg. gotico; Enlart 1894; Venturi; Toesca ’27, ’51; Shearer ’35; Di Stefano G. ’36; Argan ’37; Paatz ’37; Weise ’39; Braunfels ’53a; Wagner-Rieger ’56-’57; Franklin ’58; Romanini ’64; White; Guidoni ’70.

Anche nell’approccio rinascimentale Firenze ebbe la precedenza su Roma, qualunque fosse il debito che i maestri rinasc. avessero con la Roma antica. Tuttavia, anche tale debito è minore di quanto presumessero i critici ottocenteschi. È certo che brunelleschi, nelle sue chiese, guarda piú al proto-Rinascimento toscano che alla Roma imperiale. Per Firenze la data della conversione al linguaggio rinasc. è il 1420 c, per Venezia, Milano ed anche Roma il ritardo è di una generazione. Quanto a Roma, l’alberti, congeniale all’arch. romana antica piú di ogni altro, ebbe grande importanza per la vittoria del Rinascimento, anche se probabilmente non ebbe alcuna parte nel cortile di palazzo Venezia, c 1470, ove per la prima volta venne ripreso il poderoso motivo degli ordini di colonne addossate per separare aperture ad arco, come i Romani avevano fatto nel teatro di Marcello e nel Colosseo. Ma in generale il Quattrocento preferisce arcate di snelle colonne a sostegno degli archi, vale a dire membrature alquanto delicate, con una vivace ed elegante decorazione. Es. della prima caratteristica sono la prima facciata brunelleschiana, quella dell’Ospedale degli Innocenti a Firenze (1419 sgg.), e cortili di palazzo come quello di palazzo Medici a Firenze di michelozzo (1444 sgg.), o il palazzo Ducale di Urbino (negli anni tra il 1460 e il 1470), che possiede pure una decorazione tra le piú squisite del Quattrocento. Le facciate dei palazzi, specialmente in Toscana, sono ancora ostili, in diretta continuazione del Trecento. Il bugnato rustico era prediletto (palazzo Medici, palazzo Strozzi), benché l’Alberti, in palazzo Rucellai a Firenze (compl. 1460), impiegasse un’articolazione piú elegante mediante ordini di lesene, ciò che venne ripreso nel palazzo della Cancelleria a Roma (c 1485 sgg.). Le piante delle chiese hanno, di solito, sviluppo longitudinale; Brunelleschi impiega una navata centrale separata dalle laterali mediante leggere arcatelle; il Sant’Andrea a Mantova dell’Alberti è privo di navate laterali, presentando invece cappelle laterali – sistema questo che ebbe un notevole avvenire. Ma sia Brunelleschi e Alberti, sia altri come giuliano da sangallo, favorirono le piante centralizzate e le svilupparono in svariati modi (Brunelleschi, Santa Maria degli Angeli, 1434 sgg.; Alberti, San Sebastiano a Mantova, 1460 sgg.; Sangallo, Santa Maria delle Carceri a Prato, 1485 sgg.).

Arch. e teorici dell’I. centrale (michelozzo, filarete) avevano introdotto il Rinascimento a Milano dopo il 1450; ed esso era comparso nel medesimo periodo a Venezia (portale dell’Arsenale, 1457). In contrasto con l’I. centrale, tuttavia, nel nord si predilessero decorazioni estremamente accurate delle facciate quanto degli interni (Verona e Brescia, palazzi comunali; Certosa di Pavia; cattedrale di Como, dal 1470 alla fine del secolo ed oltre). Queste facciate ebbero influenza notevole sul proto-Rinascimento nei paesi transalpini. Persino bramante nei suoi primi anni di attività, trascorsi a Milano, impiegò questa decorazione ricca ed esuberante, anche se in Santa Maria presso San Satiro è piuttosto l’Alberti di Mantova a fornirgli l’ispirazione. Bramante visse a Milano contemporaneamente a leonardo da vinci ma è impossibile dire quale fosse la relazione tra i due artisti. Leonardo schizzò idee arch., ma non costruí nulla. Quasi tutte le sue piante di chiese sono di tipo centrale, talvolta di una complessità senza precedenti. Con ogni evidenza Bramante era attratto dal medesimo problema, anche se nessuna delle chiese a pianta centrale della Lombardia può essergli ascritta con certezza (Lodi, Crema).

Col trasferirsi di Bramante da Milano a Roma, nel 1499, si giunge nel pieno Rinascimento, con forme e caratteri piú sostanziosi ed anche piú «romani» nel senso antico (cortile del Belvedere in Vaticano, San Pietro, palazzo Caprini). I successori di Bramante furono raffaello (Villa Madama), peruzzi (Villa Farnesina) e giulio romano; quest’ultimo però si volse piuttosto presto al manierismo. rinascimento; Burckhardt J. 1855; Stegmann Geymüller Wildmann 1885-1908; Paoletti 1893; Malaguzzi-Valeri 1899; Venturi; Labò ’21 sgg.; Haupt ’22; Anderson Stratton ’27; Willich Zucker ’29; Serra ’29-34; Giovannoni ’35; Shearer ’35; Pane ’37; Calandra ’38; Maganuco ’39; Paatz ’40-54; Baroni C. ’41; Tomei ’42; Arslan ’57; Mezzanotte P. ’57; Magnusson ’58; Meli ’58; Spatrisano ’61; Chastel ’65a, b; Hay D. ’66; Benevolo ’68, ’69; Portoghesi ’70; Heydenreich ’72; Heydenreich Lotz. I solecismi del palazzo del Tè di Giulio (1525 sgg.) e della sua propria casa (1544), ambedue a Mantova, sono nello stesso tempo eloquenti e faticosi. Nello stesso tempo, michelangelo progettava al modo manieristico (cappella Medici e biblioteca Laurenziana a Firenze, tra il 1520 e il 1530; esterno di San Pietro, 1546 sgg.; Porta Pia, Roma 1561).

Il Manierismo produsse opere squisite (palazzo Farnese a Caprarola, del vignola, 1547 sgg.; villa di Papa Giulio del Vignola, 1550 sgg.; casino di Pio IV di ligorio, 1560, ambedue a Roma; Uffizi a Firenze, del vasari, 1550 sgg.); ed anche opere perverse (casa Zuccari a Roma, 1590); ma non predominò mai incontrastatamente. Nell’I. sett. lo spirito rinasc. restò vivo dovunque per tutto il XVI s, come è dimostrato da ed. come la Libreria di San Marco a Venezia del sansovino (1532 sgg.) e palazzo Corner a Venezia (1532 sgg.) dello stesso arch.; i palazzi e le porte di Verona, del sanmicheli (tra il 1520 e il 1560), e i palazzi e le ville del palladio, i primi all’interno, le altre fuori Vicenza. Benché nell’opera palladiana, e specialmente nelle sue chiese veneziane, sia facile rinvenire tratti manieristici, gran parte delle sue costruzioni laiche vanno classificate come rinasc. Simile è il problema di Vignola a Roma; ma mentre Palladio, quando non è manierista, appartiene al passato, Vignola, quando non è manierista, punta al futuro, al barocco. manierismo; Burckhardt J. 1855; Gurlitt 1887; Wölfflin 1888; Riegl 1908-12; Cassirer ’27; Dvo≈ák ’27-29; Venturi; Ernst ’33; Michalski ’33; Becherucci ’36; Wittkower; Heydenreich Lotz.

Non può esservi dubbio sul fatto che il Gesú di Vignola a Roma (in. 1568) fissi un canone sia planimetrico sia per l’alzato delle chiese barocche; cappelle anziché navatelle, transetti, e una cupola (Sant’Andrea della Valle, San Carlo al Corso ecc.). Il completamento della basilica di San Pietro da parte del Maderno fu pure longitudinale. Ma le piú interessanti chiese barocche it. sono quelle su pianta centrale o centrale allungata. Vignola aveva impiegato l’ovale fin dal 1573, ma solo nel XVII s l’ovale divenne di prammatica, con inesauribili variazioni, specialmente per mano dei massimi arch. barocchi in Roma, bernini e borromini. Il primo impiega l’ovale in direzione trasversa in Sant’Andrea al Quirinale, e il rainaldi impiega in Sant’Agnese un raggruppamento di elementi che dà anch’esso l’impressione di un ovale trasverso. La facciata della chiesa, con le sue due torri e il centro concavo, è di Borromini la cui facciata per San Carlino è ancor piú complessa nell’impiego di elementi sia concavi che convessi. Qui, l’interno conduce l’interazione delle curve al punto piú alto mai raggiunto in Roma; ma l’acme della complessità spaziale doveva essere raggiunto dal guarini a Torino. L’intervento berniniano in San Pietro riguardò la decorazione a scala grandiosa (baldacchino, Cathedra Petri) e l’atrio di fronte alla facciata del Maderno. I colonnati ellittici e la loro connessione ellittica con la facciata sono soddisfacenti nella stessa misura sia dal punto di vista estetico che da quello urbanistico.