Tema iconografico della pittura buddista. Corrisponde alle credenze relative
alle rinascite successive (sa≤sÇra), le cui condizioni vengono determinate dal
valore delle azioni compiute nel corso delle diverse esistenze terrestri (legge
del karma). In base a questa legge, gli esseri possono, a seconda dei loro
meriti, essere chiamati a soggiornare temporaneamente in un p come in un inferno
buddista; l’uno e l’altro sono stati, d’altra parte, oggetto di rappresentazioni
dipinte o scolpite, piú o meno numerose in vari paesi ed epoche.
Nella pittura, il tema del p è stato sfruttato nelle arti legate a forme evolute
del buddismo (mahÇyÇna, tantrismo, lamaismo, amidismo), sviluppando nozioni di
benevolenza e di protezione accordata agli umani dai buddha supremi (DhyÇni-Buddha)
e dai bodhisattva-salvatori, nonché l’aspirazione dei fedeli a pervenire un
giorno in uno dei p presieduti da cinque buddha supremi; tra essi quello
dell’Ovest (SukhÇvati), nel quale regna AmitÇbha (in Giappone Amida), il piú
ambito.
Nel lamaismo tibetano, le forme femminili dei bodhisattva compassionevoli, le
tÇrÇ tutelari, possedevano anch’esse il loro p, al centro del quale venivano
raffigurate. Nelle ricche e
complesse rappresentazioni di questi nirvana si trovano in generale composizioni
e dettagli molto simili, se non identici.
Una decorazione architettonica convenzionale serve a cornice del consesso delle
divinità, di musici celesti e di danzatori, distribuita attorno al signore del
p, di piú grandi proporzioni. Egli può essere ÇÇkyamuni (fondatore della
religione), uno dei DhyÇni-Buddha, il Buddha del futuro Maitreya, una tÇrÇ –
verde o bianca – o persino il dio della Medicina, la composizione comunque non
varia. Nella zona inferiore dell’insieme è raffigurato uno specchio d’acqua
coperto di fiori di loto, dal quale emergono le anime degli eletti,
rappresentate come bambini, simboleggiando la purezza del loro nuovo stato dopo
la nuova nascita. Nel tema principale sono inserite talvolta scene secondarie.
Con la preminenza assunta dal mahÇyÇna verso il sec. VIII, le rappresentazioni
del p cominciarono a circolare nelle regioni dell’Asia centrale e della Cina. Le
vestigia di pitture murali ritrovate nella regione di Turfan in Serindia devono
essere tra le piú antiche dedicate a questo tema, illustrato durante le epoche
dei Tang (VII-X secolo) e dei
Song (X-XIII secolo).
In Giappone al fervore degli adepti di Amida e al quietismo religioso è legata
la rivalutazione di raffigurazioni degli splendori della Terra pura (Jÿdÿ),
soggiorno della beatitudine eterna. Nel Tibet, il tema del p ha subito numerose
varianti iconografiche. Nelle bandiere dipinte, o thanka, la decorazione
comporta inoltre architetture cui talvolta si mescolano altri elementi (fiori,
montagne); AmitÇbha può venir sostituito da una delle forme femminili del
bodhisattva-salvatore, come AvalokiteçvÇra (una delle tÇrÇ, verde o bianca),
oppure da uno dei maestri spirituali, come Padmasambhava, introduttore del
buddismo tantrico nella seconda metà del sec. VIII.
Esistono d’altra parte rappresentazioni dei Cieli in regioni in cui le credenze
del buddismo hinayÇna si erano conservate, ma non hanno né la stessa importanza
né il medesimo
impianto. Associate spesso a raffigurazioni degli Inferni, quelle dei Cieli –
mescolate talvolta a soggetti narrativi – contrappongono la felicità degli
eletti nei palazzi celesti alle torture dei dannati (cfr. esempi nelle miniature
di manoscritti siamesi o birmani, come il Nimija˜taka del Museo Guimet a Parigi).