Manuale di devozione per laici, manoscritto o stampato, il cui nome riprende, in
forma abbreviata, il titolo Horae Virginis Mariae (il piccolo Ufficio della
Vergine, donde anche il nome di Officium Beatae Mariae Virginis o Uffiziolo),
ovvero il testo principale di questa raccolta di scritti sacri (testi liturgici,
brani evangelici, orazioni alla Vergine e ai santi, litanie, salmi, ufficio dei
defunti), ma anche di argomento profano.
I ld’o furono assai diffusi dal XIII al XVI sec.; destinati spesso a committenti
di altissimo rango – re, principi (si ricordano per la Spagna i ld’o della
regina Isabella, conservati all’Escorial e nella Cappella reale della Cattedrale
di Granata), duchi – costituiscono per le illustrazioni di accompagnamento le
più squisite testimonianze nel campo della miniatura, in specie fiamminga e
francese, del XIV e XV sec.
I libri manoscritti su pergamena sono quasi tutti impreziositi da miniature,
quelli a stampa da incisioni.
Tra i precedenti del ld’o viene ricordato generalmente il libretto di preghiere
appartenuto a Carlo il Calvo (Monaco, Residenza), le cui immagini anticipano il
gusto raffinato e la sensibilità religiosa che saranno propri di tale genere di
opere. È da ricordare poi che la definizione di Grandi o Piccole Ore (Grandes o
Petites Heures) si riferisce esclusivamente al formato della raccolta e che la
preparazione del libro spettava in gran parte al gusto del committente o del
copista dei testi, dato il loro carattere privato.
Un elemento rilevante dell’apparato illustrativo è fornito dal calendario e
soprattutto in esso riaffiora lo spirito medievale profano e naturalistico:
vengono cosi riprodotte, spesso a piena pagina, scene di costume di vita
contadina che corrispondono ai soggetti del gotico internazionale tra l’ultimo
quarto del XIV sec. ed il primo quarto del XV.
Sono da citare a proposito le celebri miniature dei fratelli de Limbourg nelle
Très Riches Heures del duca di Berry (Chantilly, Museo Condé, ca. 1416): delle
trentanove grandi miniature, due medie e ventiquattro piccole, sono infatti
particolarmente rilevanti quelle del calendario con rappresentazioni di vita
cortigiana e rurale. Tra gli esemplari più famosi di ld’o si ricordano
l’Uffiziolo Visconti, miniato da Giovannino de’ Grassi e da Belbello da Pavia (Firenze,
Bibl. Landau-Finaly), Les Heures de Yolande de fiandre della scuola di J. de
Pucelle; Les Grandes Heures de Rohan, di arte francese (Parigi, Bibl. Nazionale;
prima metà del XVI sec.); Les Très Belles Heures du duc de Berry, opera dei
fratelli van Eyck (bruciate nell’incendio della Bibl. Reale di Torino nel 1904);
Les Heures d’Etienne Chevalier di J. Fouquet; le Ore realizzate per Carlo VIII
dette «La Flora» (Bibl. Vaticana) con miniature attribuite a G. Horenbout e a S.
Marmion.
Tra le raccolte di arte italiana si rammentano le Horae per Bianca Visconti
(Monaco, sb) decorate tra il 1350-78 da Giovanni Benedetto da Como, le Horae di
Lorenzo il Magnifico
miniate da Francesco Del Chierico (1490 ca.: Firenze, Bibl. Laurenziana) e le
Horae di Bona Sforza, miniate forse da Antonio da Monza (ca. 1484-94: Londra, bm)
e per i ferraresi del primo Cinquecento le Horae di Alfonso I d’Este (Parigi,
coll. priv.).
Larga diffusione ebbe poi la produzione a stampa di Id’o; in Francia il primo
libro illustrato – il messale di Verdun – apparve nel 1481 e fu seguito da una
ricca produzione di vari editori, tra cui Antoine Vérard, ritenuto il creatore
di Id’o di carattere gotico che furono assai diffusi e raggiunsero la perfezione
con Geoffroy Tory (1480-1533).
In Italia ne produssero N. Jenson (forse per primo nel 1472), M. Moravo e Chr.
Preller a Napoli; L.A. Giunta e F. Marcolini nella prima metà del XVI sec. Aldo
Manuzio ne stampò per la prima volta in greco, nel 1497.