5/13/2020

Libro d'ore

Manuale di devozione per laici, manoscritto o stampato, il cui nome riprende, in forma abbreviata, il titolo Horae Virginis Mariae (il piccolo Ufficio della Vergine, donde anche il nome di Officium Beatae Mariae Virginis o Uffiziolo), ovvero il testo principale di questa raccolta di scritti sacri (testi liturgici, brani evangelici, orazioni alla Vergine e ai santi, litanie, salmi, ufficio dei defunti), ma anche di argomento profano.


I ld’o furono assai diffusi dal XIII al XVI sec.; destinati spesso a committenti di altissimo rango – re, principi (si ricordano per la Spagna i ld’o della regina Isabella, conservati all’Escorial e nella Cappella reale della Cattedrale di Granata), duchi – costituiscono per le illustrazioni di accompagnamento le più squisite testimonianze nel campo della miniatura, in specie fiamminga e francese, del XIV e XV sec.

I libri manoscritti su pergamena sono quasi tutti impreziositi da miniature, quelli a stampa da incisioni.

Tra i precedenti del ld’o viene ricordato generalmente il libretto di preghiere appartenuto a Carlo il Calvo (Monaco, Residenza), le cui immagini anticipano il gusto raffinato e la sensibilità religiosa che saranno propri di tale genere di opere. È da ricordare poi che la definizione di Grandi o Piccole Ore (Grandes o Petites Heures) si riferisce esclusivamente al formato della raccolta e che la preparazione del libro spettava in gran parte al gusto del committente o del copista dei testi, dato il loro carattere privato.

Un elemento rilevante dell’apparato illustrativo è fornito dal calendario e soprattutto in esso riaffiora lo spirito medievale profano e naturalistico: vengono cosi riprodotte, spesso a piena pagina, scene di costume di vita contadina che corrispondono ai soggetti del gotico internazionale tra l’ultimo quarto del XIV sec. ed il primo quarto del XV.

Sono da citare a proposito le celebri miniature dei fratelli de Limbourg nelle Très Riches Heures del duca di Berry (Chantilly, Museo Condé, ca. 1416): delle trentanove grandi miniature, due medie e ventiquattro piccole, sono infatti particolarmente rilevanti quelle del calendario con rappresentazioni di vita cortigiana e rurale. Tra gli esemplari più famosi di ld’o si ricordano l’Uffiziolo Visconti, miniato da Giovannino de’ Grassi e da Belbello da Pavia (Firenze, Bibl. Landau-Finaly), Les Heures de Yolande de fiandre della scuola di J. de Pucelle; Les Grandes Heures de Rohan, di arte francese (Parigi, Bibl. Nazionale; prima metà del XVI sec.); Les Très Belles Heures du duc de Berry, opera dei fratelli van Eyck (bruciate nell’incendio della Bibl. Reale di Torino nel 1904); Les Heures d’Etienne Chevalier di J. Fouquet; le Ore realizzate per Carlo VIII dette «La Flora» (Bibl. Vaticana) con miniature attribuite a G. Horenbout e a S. Marmion.

Tra le raccolte di arte italiana si rammentano le Horae per Bianca Visconti (Monaco, sb) decorate tra il 1350-78 da Giovanni Benedetto da Como, le Horae di Lorenzo il Magnifico miniate da Francesco Del Chierico (1490 ca.: Firenze, Bibl. Laurenziana) e le Horae di Bona Sforza, miniate forse da Antonio da Monza (ca. 1484-94: Londra, bm) e per i ferraresi del primo Cinquecento le Horae di Alfonso I d’Este (Parigi, coll. priv.).

Larga diffusione ebbe poi la produzione a stampa di Id’o; in Francia il primo libro illustrato – il messale di Verdun – apparve nel 1481 e fu seguito da una ricca produzione di vari editori, tra cui Antoine Vérard, ritenuto il creatore di Id’o di carattere gotico che furono assai diffusi e raggiunsero la perfezione con Geoffroy Tory (1480-1533).
In Italia ne produssero N. Jenson (forse per primo nel 1472), M. Moravo e Chr. Preller a Napoli; L.A. Giunta e F. Marcolini nella prima metà del XVI sec. Aldo Manuzio ne stampò per la prima volta in greco, nel 1497.