Corrente di pittura giapponese diffusasi a partire dal sec. XVII. Il termine
ukiyo, che può rendersi con la perifrasi «mondo effimero e mobile», è stato
tradotto in varie maniere. Il termine ukiyo appartiene al vocabolario buddista e
significava in origine «mondo di miserie, di cui ci si stanca» e ben rientra
nella vena umoristica della cultura giapponese aver battezzato «pitture del
mondo effimero» le rappresentazioni della vita colorata e brillante della
capitale degli shÿgun Tokugawa.
L’u, pittura di genere, comparve come una ramificazione popolare della corrente
di pittura nazionale yamatoe nata dall’incontro tra la scuola Tosa e la pittura
anonima di genere del XVI e XVII secolo. Stilisticamente imparentato con lo
stile dei Kanÿ decadenti, che operavano su incarichi privati borghesi (omoteeshi
della scuola Kanÿ), l’u non diede alcun contributo tecnico, tranne che per la
stampa.
Si contraddistingue per la scelta dei soggetti. Legato all’espandersi della vita
urbana di Edo (Tokyo) sotto i Tokugawa, l’u operò essenzialmente secondo il
gusto dei borghesi e, sotto questo aspetto, si pone in posizione secondaria
rispetto alle scuole tradizionali Kanÿ e Tosa, la prima patrocinata dai signori
guerrieri, la seconda protetta dai nobili di corte. Come la loro clientela, i
pittori del «mondo alla moda» frequentarono i quartieri di piacere, il celebre
«Yoshiwara» e i teatri popolari kabuki. Si spiega cosí come la loro arte,
essenzialmente cittadina, consista innanzitutto in rappresentazioni di scene
della vita quotidiana in uno spazio senza sfondo o con sfondo urbano, e che il
paesaggio non vi abbia svolto praticamente alcun ruolo, ad eccezione di
personalità originali e tardive come Hokusai e Hiroshige.
Con restrizione indebita, il termine u si riferisce, per gli occidentali,
unicamente alla stampa. È certo vero che l’opera di numerosi pittori u (peraltro
non tutti) è stata popolarmente diffusa attraverso la stampa di incisioni, ma si
deve tener conto del fatto che i loro autori si vantavano, in primo luogo, di
essere pittori, anzi «pittori in stile nazionale», yamatoeshi, come si definiva
ad esempio Moronobu, uno dei primi maestri del genere. Fu però attraverso
le stampe che l’Occidente ebbe modo di incontrare la cultura orientale, fatto
che ebbe un ritorno di interesse in Giappone per la stampa u. In Europa,
peraltro, inizialmente fu conosciuta soltanto attraverso tirature tarde di
edizioni mediocri, con colori scadenti. Lanciata da Félix Bracquemond, che nel
1856 donò a Degas un album di Manga di Hokusai, suo zelante propagatore fu
soprattutto Edmond de Goncourt, che fece comparire successivamente nel 1891 il
suo Outamaro (Utamaro) e nel 1896 il suo Hokousai (Hokusai).
È noto, d’altronde, il ruolo che la stampa giapponese, cosí diffusa, dovette
avere nel successivo svolgersi dell’arte in alcuni sviluppi dell’estetica
impressionista francese.