Immagine legata ad un testo, l’i ha uno sviluppo connesso all’evoluzione delle
tecniche tipografiche e dei procedimenti incisori. In Occidente i primi esempi
d’immagini a piena pagina associate a un testo stampato a caratteri mobili sono
le xilografie che illustrano le favole di Boner, pubblicate da Albrecht Pfister
a Bamberga nel 1461. Inizialmente vengono inserite nei libri immagini popolari,
semplici e di facile lettura, ma già alla fine del XV sec. con il perfezionarsi
delle tecniche di riproduzione le figure si fanno piú elaborate e diventano
frequenti i casi in cui l’i dei testi viene affidata ad artisti affermati. Alla
fine dell’Ottocento, con l’invenzione del retino tipografico, si ottenne
riproduzione meccanica di tutta la
gamma dei grigi. Si assiste inoltre a un progressivo miglioramento della qualità
delle immagini e della velocità di stampa, grazie all’utilizzo di tecniche
meccanizzate, che hanno permesso di sostituire i procedimenti manuali con
processi fotomeccanici di riproduzione (fotoincisione, fotocalcografia, fotolito).
Tecniche
Legno
L’incisione su legno di filo, cioè su una tavola tagliata secondo l’andamento
della venatura, è la prima ad essere utilizzata in sede tipografica in quanto
consente d’inchiostrare e stampare contemporaneamente e in modo omogeneo
immagine e testo. Maggiori possibilità di elaborazione del disegno e di
resistenza all’uso nei torchi tipografici sono però offerte da matrici incise su
legno di testa, cioè su tavole tagliate trasversalmente rispetto al senso delle
fibre del legno; tale tecnica conobbe una straordinaria diffusione nel corso del
XIX sec.
Taglio dolce
Incisione in incavo su metallo, impiegata a partire dal sec. XVI, apprezzata in
quanto consente di ottenere immagini nitide e precise. Rendeva però piú
complesse le operazioni di stampa in quanto richiedeva un passaggio sotto il
torchio distinto da quello del testo; venne dunque utilizzata soprattutto per
immagini a tutta pagina, fuori testo.
Litografia
Il disegno su pietra litografica, come il taglio dolce, ha l’inconveniente di
richiedere un passaggio autonomo sotto il torchio. Si tratta però di una tecnica
apprezzata dagli artisti in quanto non richiede un’abilità specifica da parte
del disegnatore. Con litografie vengono illustrati alcuni tra i libri piú
notevoli del sec. XX.
L’illustrazione in Estremo Oriente
L’uso di matrici in legno lavorate a rilievo per ottenere stampe pare noto in
Cina già a partire dal VII o VI sec. a. C.; le prime notizie certe di stampe su
carta risalgono però al VII sec. d. C.
Dal XIV al XVI secolo
Testi e immagini a stampa sembrano seguire percorsi separati, nonostante le
tecniche di riproduzione fossero affini. Tale tendenza non pare modificarsi
anche con l’introduzione in Corea, verso la fine del sec. XIV, della stampa a
caratteri mobili, presto diffusasi anche in Giappone. Fanno eccezione alcuni
libri religiosi giapponesi, quali ad esempio lo Yulzu Nembutsu Engi (inizio del
sec. XV) e una biografia di Kobo Daishi (fine del sec. XVI). La Cina dell’epoca
Ming (1368-1644) è segnata da un forte aumento della produzione di libri
illustrati, dalla sperimentazione di nuovi procedimenti e dal recupero delle
tecniche nazionali piú antiche. Una Vita di Buddha pubblicata nel 1486 riprende
infatti soggetti raffigurati
nei rotoli dell’VIII sec. A questa data le incisioni, che occupano la metà delle
pagine, risultano piú raffinate delle tavole europee coeve; è però solo dal 1570
che compaiono i primi testi profani illustrati, con il conseguente ampliarsi dei
tipi e della disposizione delle immagini.
Dal XVII al XIX secolo
Già nel sec. XVII in Cina si eseguono stampe a colori. Si tratta d’immagini
affini ai testi pittorici coevi, perlopiú derivate da modelli forniti da artisti
affermati. È questa la grande epoca dei testi poetici illustrati. In Giappone,
con il pittore calligrafo Koetsu, compare il libro con figure. Dal 1650 cresce
la richiesta di immagini a colori. Tra gli illustratori piú noti figurano
Moronobu (1625-94), primo pittore della scuola ukiyoe, che disegna 150 libri, e,
piú tardi, Harunobu (1725-70). A Kyoto si fonda inoltre la scuola di Okyo che,
in reazione
all’accademismo, si specializza nella caricatura. Nel XIX sec. sono attivi due
grandi illustratori, Hokusai e Hiroshige.
L’illustrazione in Europa
Il XIV secolo
I libri xilografici (Blockbücher) sono i primi esempi di libri illustrati. Si
tratta di raccolte d’incisioni, accompagnate da un testo manoscritto o stampato,
particolarmente diffuse in Germania e nei Paesi Bassi. Tra gli esempi piú noti
figurano l’Ars moriendi, la Biblia pauperum, l’Apocalisse e lo Speculum humanae
salvationis. Sono opere in cui l’illustrazione costituisce l’elemento principale;
i disegni, a volte desunti da modelli piú raffinati, sono semplici e lineari,
destinati ad essere colorati a mano. Nonostante le numerose riedizioni, questi
testi tendono a scomparire con l’avvento della stampa a caratteri mobili.
Il XV secolo
A Bamberga, nel 1461, compare il primo libro illustrato con testo impresso a
caratteri mobili. Si tratta dell’Edelstein di Boner, edito da A. Pfister. In
seguito, ad Augsburg, G. Zainer pubblica alcuni libri importanti, quali la
Leggenda aurea (1471) e Der Spiegel des menschlichen Lebens (Lo specchio della
vita umana, 1477). A Ulm, J. Zeiner pubblica le Favole di Esopo corredate da
immagini che verranno piú volte riutilizzate, non è raro infatti che l’editore
vendesse o imprestasse le matrici, di cui era proprietario, a colleghi di altre
città. A Magonza, nel 1486, compare il Viaggio in Terra Santa di Breydenbach,
primo libro di cui sia noto il nome dell’illustratore, Reeuwich. Nel 1493
vengono pubblicate le famose Cronache di Norimberga illustrate da Michael
Wolgemut. Un importante centro editoriale è rappresentato da Basilea, dove dal
1490 al 1494 soggiorna Dürer, che lavora alla Nave dei pazzi di Sébastien Brandt
(1494). Nei Paesi Bassi i principali centri editoriali sono Lovanio, Bruges e
Gouda.
In Italia il primo libro illustrato sono le Meditationes di Giovanni
Torrecremata, pubblicate a Roma nel 1467. Pochi anni dopo, nel 1472, compare a
Verona il De re militari, corredato da aggiornate illustrazioni attribuite a
Matteo de’ Pasti. L’i italiana si distingue per l’equilibrio e la linearità
delle immagini, arricchite, secondo il gusto umanistico, di elementi tratti
dall’antico. Tra gli esempi piú noti si ricordano i Trionfi di Petrarca e,
soprattutto, la Hypnerotomachia Poliphili, stampata a Venezia da Aldo Manuzio
nel 1499.
In Francia, i centri della stampa sono Lione e Parigi. A Lione, città di
cartiere, ove risiedono stampatori fiamminghi e tedeschi, appare nel 1478 il
primo libro illustrato francese, il Mirouer de la Rédemption de l’humain lygnage,
per cui vengono impiegate matrici importate da Basilea. Nel 1483 l’editore
Guillaume Le Roy comincia a pubblicare libri illustrati da lionesi; tra i
migliori esempi di questa produzione si segnala il Terenzio di Trechsel,
corredato da illustrazioni per cui è stato avanzato il nome di Perréal. A Parigi,
le piú antiche i conosciute sono quelle del Messale di Jean du Pré. L’editore
Guy Marchand pubblica nel 1485 una celebre Danse macabre e nel 1491 il
Calendrier des bergers, illustrato da tavole attribuite all’incisore Jacques Le
Rouge.Un ruolo di primo piano è svolto dal calligrafo e miniaturista Antoine
Vérard che, oltre a pubblicare quasi trecento volumi, rinnova la decorazione dei
libri d’ore, che costituiscono la produzione piú caratteristica dell’editoria
parigina.
Il XVI secolo
Mentre le tecniche tipografiche, già all’inizio del secolo, risultano
perfezionate quasi ovunque, la qualità delle i appare eterogenea. Nei paesi
germanici gli editori disponevano di cospiqui fondi di legni incisi, che
venivano utilizzati fino a quando non si usuravano. Le edizioni piú belle sono
quelle dei testi luterani, spesso illustrati da artisti affermati. Hans Cranach
prepara i disegni per il Passional Christi und Antechristi del 1521 e per la
prima Bibbia di Lutero, pubblicata nel 1534; Hans Sebald Beham lavora per le
Biblische Historien del 1533. Hans Grien Baldung aveva inoltre illustrato
Granatapfel (1510) e Burgkmair aveva collaborato al Theuerdank (1517). A
Francoforte operava Jost Amman, il piú produttivo tra gli illustratori germanici.
A Basilea Holbein preparava legni che avevano un’immediata diffusione all’estero:
le figure della sua grande Bibbia compaiono nello stesso anno a Zurigo e a Lione
e, sempre a Lione, viene pubblicata, nel 1538, la sua famosa Danse des morts.
Lo sviluppo dell’illustrazione nei Paesi Bassi è piú lento. Tuttavia, già nei
primi decenni del Cinquecento appaiono alcuni libri religiosi notevoli, come ad
esempio la Bibbia pubblicata nel 1528, cui ha lavorato Luca di Leida. È solo
però verso la fine del secolo che Anversa diventa uno dei maggiori centri
editoriali europei, grazie all’arrivo di Plantin e all’opera del suo principale
illustratore, Pieter van der Borcht.
In Inghilterra la produzione libraria appare influenzata dai Paesi Bassi e da
Hans Holbein, che soggiorna a Londra dal 1526. Il primo libro importante è il
Vesalio, con i a taglio dolce, pubblicato nel 1545. Nella seconda metà del
secolo i migliori libri illustrati escono dai torchi di John Day.
In Italia l’aumento della produzione libraria si accompagna all’istituzione,
intorno al 1520, di grandi laboratori d’incisione e di riproduzione che
producono stampe non sempre di qualità costante. Il diffondersi del gusto per il
piccolo formato comporta la nascita di un nuovo stile che, grazie anche al
contributo dell’editore veneziano Giolito, si afferma rapidamente. Compare il
ritratto-frontespizio, prima su legno e poi a taglio dolce; si ritiene che
Tiziano abbia disegnato quello dell’Aretino, pubblicato nel 1537. Era aumentata
nel contempo la produzione di opere di grande rilievo su argomenti artistici e
scientifici. Uno degli esempi piú illustri è la pubblicazione a Venezia, nel
1509, del De divina proportione di Luca Pacioli, illustrato da Leonardo. Nel
1521 compare a Como il De architectura di Vitruvio, prototipo di innumerevoli
edizioni.
In Francia, nei primi decenni del secolo, il grande teorico dell’estetica del
libro è Geoffroy Tory di Bourges, autore del famoso Champfleury (1529). I
frontespizi vengono ornati con cornici architettoniche sempre piú elaborate: un
mutamento stilistico evidente nei libri d’ore, in quanto la forte richiesta
obbligava gli editori ad un rinnovo periodico delle matrici. A Lione si
pubblicano due celebri serie di Holbein, le Images de l’Ancien Testament e
Simulacres et historiées faces de la Mort.Intorno alla metà del secolo si
colloca il momento di maggiore fortuna del libro francese con la pubblicazione
della Hypnerotomachia Poliphili ispirata all’edizione aldina. Jean Cousin è
autore di un Traité de perspective (1560) e di un Livre de portraiture,
pubblicato dal figlio, che influenzeranno generazioni di artisti.
Verso la fine del secolo si assiste al moltiplicarsi dei libri tecnici o storici
illustrati, spesso a bulino, come ad esempio Les Plus Excellents Bâtiments de
France di Androuet du Cerceau.
Il XVII secolo
Espressioni caratteristiche dell’estetica barocca sono le immagini di grande
formato e i frontespizi ornati da allegorie complesse. Tale tendenza appare
particolarmente evidente nei paesi germanici, dove però si registra un generale
declino dovuto alla guerra dei trent’anni; continua tuttavia la pubblicazione di
libri scientifici. In Italia assumono un rilievo particolare i libri
commemorativi, come la Pompa funebre per la regina di Spagna, uno dei primi
testi illustrati da Callot.
Nel corso del Seicento si assiste ad una straordinaria fioritura dell’editoria
dei Paesi Bassi, segnata dall’affermarsi, a livello europeo, di imprese come
quelle dei Blaeu e dei Janson ad Amsterdam, degli Elzevier a Leida, dei Plantin
ad Anversa. Sempre egemone è l’influsso olandese in Inghilterra, dove si
distinguono l’opera del disegnatore Francis Barlow e
dell’incisore di origine boema Wenceslaus Hollar.
In Francia, durante i regni di Enrico IV e di Luigi XIII, l’i appare fortemente
segnata dalla presenza di artisti nordici, maestri del taglio dolce. Nel 1640
viene istituita l’Imprimerie royale, che determina un orientamento classicista
nella produzione di libri illustrati: è il caso delle OEuvres di Virgilio e di
Orazio e della Bibbia illustrate da Poussin.
Il XVIII secolo
In questo periodo si assiste alla diffusione dell’i a taglio dolce e alla
produzione di volumi in cui le parti figurate hanno maggiore importanza del
testo. Nel corso del secolo la Francia assume un ruolo guida nella produzione
libraria. Se, a inizio secolo, le opere di Bernard Picart appaiono ancora legate
a schemi dell’epoca precedente, già alla fine del secondo decennio compaiono i
di gusto piú moderno. Nel 1718 viene pubblicato Daphnis et Chloé con tavole
desunte dai quadri di Claude Gillot nel 1728 De Troy e Lemoine illustrano
l’Henriade; nel 1734 appare il Molière ornato con 200 figure tratte da disegni
di Boucher. Nella seconda metà del secolo, con Eisen e Marillier, si diffonde la
moda degli «incisori in
piccolo» (graveurs en petit).Si pubblicano inoltre molti libri di viaggi, tra
cui ad esempio il Voyage pittoresque dell’abate Saint-Non (1781-1786) con
disegni di Fragonard e Hubert Robert. Verso la fine del secolo Fragonard prepara
inoltre una serie di disegni per i Contes di La Fontaine (1795), Nel contempo si
assiste all’affermarsi anche nel campo dell’i, dello stile neoclassico con le
edizioni di Didot, tra cui figura il Virgilio illustrato da David e dai suoi
allievi Gérard e Girodet.
In Inghilterra la produzione libraria è influenzata dal gusto continentale e
molte illustrazioni vengono prodotte dal francese Gravelot. Tuttavia Hogarth,
piú noto per le stampe singole, illustra anche alcuni volumi (Hudibras, 1726).
Verso la fine del secolo si assiste ad alcuni significativi rinnovamenti tecnici,
come l’introduzione della lastra d’acciaio, della tavola di testa e delle figure
a colori. L’editore Boydell intraprende la monumentale edizione di Shakespeare,
commissionando le i ad alcuni tra gli artisti piú noti dell’epoca: Reynolds,
West, Füssli e Romney. Allo stesso periodo risalgono le acquaforti in rilievo
del poeta e incisore William Blake, che si distingue per la capacità di
realizzare un’inedita fusione tra testo e immagini (Songs of Innocente, 1789;
The Gates of Paradise, 1793).
In Germania si preferisce pubblicare testi letterari di piccolo formato e
almanacchi, libri apprezzati dalla nuova borghesia. Il piú produttivo autore di
i è Daniel Chodowiecki (Hermann und Dorothea di Goethe, 1799).
L’i italiana del Settecento presenta caratteristiche eterogenee, che
rispecchiano i variegati interessi culturali dell’epoca. A Parma lavora il
tipografo Giambattista Bodoni, la cui produzione libraria, ispirata a quella del
francese Didot, si distingue per l’eccellente qualità e per la sobria eleganza
delle illustrazioni. Venezia si segnala per l’illustrazione dei classici della
letteratura italiana: è il caso, ad esempio, della Gerusalemme liberata
pubblicata nel 1745 con disegni di G. B. Piazzetta o dei rami desunti da fogli
di G. Zais per l’edizione degli anni ’70 dell’Orlando furioso.A Roma,
un’originale interpretazione del gusto antiquario viene espressa da Piranesi
nelle i per Le antichità romane del 1756 e nelle Carceri d’invenzione edite nel
1760-61. L’impronta neoclassica, unita alle «invenzioni» e ai «capricci» dei
paesaggi con rovine di gusto rococò e l’interesse per l’antico sollecitato dai
nuovi scavi, trova ampia eco in pubblicazioni di grande impegno, quali ad
esempio Le antichità di Ercolano esposte, opera in otto volumi edita a Napoli
tra il 1757 e il 1792 con illustrazioni di R. Pozzi, F. La Vega, N. Vanni su
disegno dei fratelli Morghen.
Il XIX; secolo
Nel corso del secolo si assiste ad un rapido sviluppo delle tecniche, segnato
dal passaggio da una lavorazione artigianale ad una industriale, che determina
non solo un forte aumento della produzione di testi illustrati, ma anche
profondi mutamenti stilistici.
In Francia, nei primi decenni del secolo, resta dominante l’estetica neoclassica
impersonata da David e le pubblicazioni piú significative sono ancora quelle di
Didot (Daphnis et Chloé, illustrato da Prud’hon). La vignetta xilografica in
legno di testa, che sarà molto apprezzata dagli illustratori romantici, viene
per ora impiegata solo da Alexandre Dessenne. Il momento di cesura può essere
considerato il 1828, quando appaiono le Chansons di Béranger, illustrate da
Henri Monnier e Devéria, e il Faust ornato da litografie di Delacroix. Al mutato
orientamento culturale corrispondono alcune novità tecniche, come la possibilità
di eseguire grandi tirature a basso costo e gli inizi della stampa periodica
illustrata, che consentono ad autori come Célestin Nanteuil Raffet, Charlet,
Grandville o Gavarni di raggiungere un vasto pubblico. A quest’epoca Daumier
collabora regolarmente con la rivista
«La Caricature» e nel 1857, con il Rabelais, ha inizio la feconda carriera di
Gustave Doré. Dal 1865, con l’introduzione della riproduzione fotomeccanica, si
registra uno scadimento nella qualità delle immagini, a cui i bibliofili
reagiscono promuovendo edizioni raffinate. Nel 1869 l’editore Lemerre pubblica i
Sonnets et eau-fortes con tavole di Corot e di Manet. Ancora Manet, nel 1875,
esegue una serie di litografie che illustrano Le Corbeau di Edgar Allan Poe. Nel
1893 compare il Voyage d’Urien di Gide ornato da litografie a colori di Maurice
Denis.
Le numerose novità tecniche determinano in Inghilterra il diversificarsi dei
procedimenti di stampa. Nei primi decenni del secolo è ancora Blake
l’illustratore di maggior rilievo, sia nell’incisione su acciaio (Jerusalem),
sia in quella su legno (Virgile di Thornton). Nel contempo nascono i primi
periodici illustrati, che si avvalgono della collaborazione di alcuni tra gli
artisti piú noti, quali ad esempio John Gilbert, che lavora per l’«Illustrated
London News» e Whistler, che collabora a «Once a Week». In ambito preraffaellita
si segnalano le illustrazioni del 1855 di Rossetti e Millais per The Music
Master e, ancora di Millais, quelle per The Parables of our Lord, apparso nel
1863.
La fine del secolo è segnata dalla presenza di due grandi personalità molto
diverse tra loro, quali erano William Morris, impegnato nel recupero di una
dimensione artigianale nella produzione libraria, e Aubrey Beardsley, autore di
eleganti illustrazioni di gusto decadente.
In Germania, il fondatore dell’i moderna è il pittore di quadri storici Menzel,
impegnato dal 1843 al 1856 nella produzione dei legni e di alcune litografie a
colori per i trenta volumi della Vita e opere di Federico il Grande.. Il piú
importante giornale illustrato, i «Fliegende Blätter», utilizza i giovani
artisti dell’accademia di Monaco. Da segnalare infine le acquaforti eseguite nel
1880 da Max Klinger, Amore e Psiche e, dello stesso, le litografie Brahms
Phantasie del 1894.
In Italia, la diffusione e la fortuna della stampa politica del periodo
napoleonico a carattere satirico e d’attualità, favori l’aggiornamento sulle
nuove tecniche (acquatinta, incisione a colori, uso della matrice in acciaio),
che vengono sviluppate soprattutto dagli editori milanesi; l’affermarsi del
collezionismo bibliofilo determina inoltre ritorni sperimentali a tecniche
antiche. Caratteristica dell’epoca è l’ampia divulgazione di album al tratto,
quali ad esempio quelli di Filippo Pistrucci e di Bartolomeo Pinelli L’impegno
scientifico-documentario diede luogo a pubblicazioni d’interesse erudito e
geografico molto popolari furono inoltre le i di viaggi pittoreschi, come ad
esempio quelle di E. Gonin per il Viaggio romantico pittorico delle province
occidentali dell’antica e moderna Italia edito a Torino da Felice Festa tra il
1824 e il 1834. La litografia ha un ruolo di primo piano nella stampa
risorgimentale e nell’i d’autore: è il caso di F. Hayez che illustra ventidue
soggetti tratti dall’Ivanhoe di Scott (1822) e che nel 1843 fornisce cinque
disegni per le Tragedie di Schiller.
Nuovi problemi di modalità di rapporto tra immagine e testo vengono posti
dall’esigenza di illustrare il romanzo storico. A tal proposito è da ricordare
l’edizione del 1840 dei Promessi Sposi – curata dallo stesso Manzoni, affiancato
da Massimo d’Azeglio e da Francesco Gonin e con la collaborazione di diversi
artisti stranieri – che sancisce l’introduzione
in Italia della vignetta xilografica.
Il XX secolo
In Francia si fa sempre piú frequente la richiesta di edizioni pregiate, a
tiratura limitata e con illustrazioni d’autore. Le società di bibliofili si
moltiplicano e, soprattutto, si affermano alcuni editori d’avanguardia. Tra
questi si distinguono Vollard, che nel 1900 incarica Bonnard di illustrare
Parallèlement di Verlaine, e, piú avanti, si avvarrà della collaborazione di
artisti quali Dufy, Rouault e Picasso, Romagnol, che nel 1908 affida a Kupka
l’illustrazione delle Erinnyes di Leconte de Lisle e Kahnweiler che, tra il 1909
e il 1959, licenzia trentasei
libri segnalandosi per aver saputo tempestivamente pubblicare immagini d’artisti
d’avanguardia: da Derain a Dufy, Max Jacob, Sonia Delaunay e Picasso. Dopo il
1945 anche Miró e Chagall, tra gli altri, saranno protagonisti di diverse
operazioni editoriali. Dopo la fine degli anni ’60 si è sviluppato un altro tipo
di pubblicazione: si tratta di testi e riproduzioni fotografiche, sia isolati,
sia associati, interamente concepiti dall’artista, talvolta stampati in
occasione di una mostra.
In Inghilterra, all’inizio del Novecento, persistono le norme d’illustrazione
che avevano guidato la produzione libraria del secolo precedente. Una tendenza
al rinnovamento si registra comunque intorno al 1915, sollecitata dalle opere
del pittore Paul Nash e dello scultore Gill.
In Germania, per influsso dello Jugendstil, il libro illustrato viene
profondamente innovato. Tre artisti, Max Liebermann, Louis Corinth e soprattutto
Max Slevogt, rinnovano la tradizione litografica per le edizioni Cassirer a
Berlino. A Dresda il gruppo Die Brücke dà un contributo significativo alla
grafica.
In Austria, a Vienna, Kokoschka è impegnato dal 1908 nell’esecuzione di
litografie per l’illustrazione di libri. Alfred Kubin è considerato l’interprete
ideale dei testi fantastici. Intorno al 1920 viene reintrodotto l’uso
dell’incisione su legno di filo, sfruttata soprattutto da Barlach.
Con l’aumento della produzione editoriale e la nascita delle prime esposizioni
specializzate si vanno scoprendo, anche in Italia, le potenzialità espressive
dell’i. Valga da esempio l’esperienza di «L’Italia che ride», un periodico a cui
collaborarono, tra gli altri, Ardengo Soffici, Galileo Chini, Duilio Cambellotti,
Adolfo Magrini e Giacomo Balla. Anche altre riviste, eterogenee negli
orientamenti culturali, contribuirono in modo determinante ad accrescere
l’interesse per la grafica: si pensi ad esempio a «L’Arte decorativa moderna»,
«Emporium», «Novissima», «L’Illustrazione italiana», «Il Leonardo». Di notevole
importanza è anche la grafica dei periodici futuristi, da «L’Italia futurista» a
«Noi», e soprattutto di «Lacerba» che, pur non essendo interamente futurista,
pubblica le immagini degli artisti del movimento.
Nel ventennio fascista una delle riviste di maggior spicco è «Il Selvaggio», a
cui collaborano Mino Maccari, Morandi, Carrà, Rosai. Negli anni ’30 un forte
impulso all’i è dato anche dall’affermarsi di collane di libri illustrati: dai
pioneristici «Classici del ridere» editi da Formiggini alle diverse serie di
volumi per l’infanzia, come la «Biblioteca dei miei ragazzi» della Salani e «La
scala d’oro» della Utet. I libri figurati d’autore, a tiratura limitata,
introdotti in Italia già negli anni ’20 da Giulio Aristide Sartorio, conoscono,
nel secondo dopoguerra, una considerevole fortuna, coinvolgendo artisti come De
Pisis, Manzú, Campigli, De Chirico ed editori come Marderstaig e Tallone.