Si iscrisse nel 1916 all’Accademia di belle arti di Bruxelles e dopo la guerra,
insieme a Victor Servranckx (col quale scrisse il saggio inedito L’art pur
défense de l’esthétique), lavorò come disegnatore nell’industria di carta da
parati Peeters, lasciò in seguito l’impiego per guadagnarsi da vivere con
manifesti e disegni pubblicitari. In questi anni conobbe L. T. Mesens – maestro
di piano del fratello – col quale collaborò successivamente alle riviste «Oesophage»
(numero unico) ed a «Marie».
L’incontro con Marcel Lecomte introdusse M
all’opera di De Chirico ed alla poesia surrealista; partecipò poi nel 1926 al
gruppo dei surrealisti belgi che si ritrovavano alla Société du mystère (Golmans,
Nougé, Seutenaire, Lecomte, Souris, Mesens). Dopo un breve passaggio attraverso
l’esperienza cubista e futurista ed una serie di quadri astratti, nel 1925
l’artista dipinse il suo primo quadro surrealista: Il fantino perduto. Al suo
arrivo a Parigi, dove visse dal 1927 al 1930, M venne introdotto nel circolo di
Breton, intrecciando rapporti stretti con Arp, Mirò, Eluard.
Fino al 1936, l’influenza di De Chirico è evidente nelle sue prospettive urbane
in cui oggetti tra loro incompatibili vengono accostati (il Tempio minacciato,
1928: Londra, coll. Peurose; la Scala del fuoco, 1933: Londra, coll. priv.). Già
dal 1923 nell’opera del pittore è avvertibile il suo interesse per personaggi
standardizzati, quali i suoi tipici signori con bombetta /cappello a melone
(l’Assassino minacciato, 1926: New York, moma) o oggetti spesso
sostituti dai personaggi (l’Inchiostro, 1926: Düsseldorf, knw), creando
straniamenti visuali con l’accostamento di oggetti opposti o al contrario affini
secondo un processo logico (le Affinità elettive, 1932: coll., priv.), con uno
spirito che si avvicina al collage (i Relitti dell’ombra, 1926: conservato a
Grenoble), tecnica che M sperimentò negli anni 1925-27.
Questo interesse per la
«lotta tra il visibile nascosto ed il visibile apparente» ritorna a partire dal
1927 nell’illustrazione delle relazioni ambigue tra realtà e parola (la Chiave
dei sogni, 1927: Monaco, coll. priv.). La tecnica di queste opere è precisa e
netta, il disegno corretto, i colori sono soggetti alla ricerca di una
neutralità della tecnica pittorica. M aveva un contratto con la Gall. Centaure a
Bruxelles quando il fallimento di quest’ultima nel 1930, permise al suo amico
Mesens di acquistare tutti i suoi quadri (200 ca.).
Il tipo di pittura di M
rimase pressoché identico fino al 1940, ed egli continuò la sua esplorazione
sulle relazioni inattese tra oggetti ed ambiente (la Condizione umana, 1934:
Parigi, coll., priv.) mettendo in luce aspetti straordinari ora degli oggetti
ora dell’ambiente, come nel quadro Il corso dell’estate (1938: ivi), in cui il
cielo si è trasformato in un muro con fenditure e nicchie. Alla fine degli anni
Venti, M esplorò il campo della scultura dipingendo una serie di calchi/gessi
delle maschere funerarie di Napoleone e della Venere di Milo (l’Avvenire delle
statue). Dal 1943 al 1947, il periodo «Renoir» è caratterizzato dalla ricerca
del piacere di dipingere, che approda ad un arricchimento della tavolozza (Età
del piacere, 1946: coll. priv.); a questo periodo fa seguito (fine del 1947 –
inizio del 1948) il periodo «vache», esplosivo ed erotico, illustrazione del
potere sovversivo della tecnica pittorica (il Contenuto pittorico, 1947:
Bruxelles, coll. priv.).
Ma dal 1946, malgrado i suoi rapporti burrascosi con il
gruppo surrealista, M ritorna alla sua prima maniera, ora però con un accento
crudele e ghignante sconosciuto al suo primo periodo: bare che rimpiazzano il
modello Mme Récamier di David in Perspective (1951: Bruxelles, coll.,priv.) e i
personaggi di Manet nel Balcone (1950: conservato a Gand). In questo insieme di
humour noir e di visione tradizionale di colori freschi e spazi ampi, nella
affascinante e spontanea immediatezza della sua visionarietà, inesauribile
benché aggirantesi attorno ad un ristretto
numero di immagini ossessivamente ritornanti, ironicamente ambigua e surreale
appunto perché guidata da un linguaggio visivo di sconcertante semplicità e
perspicuità, si realizza la sua profonda originalità. Nel 1945 illustra con
disegni gli Chants de Maldoror di Lautréamont e nel 1946 la Necessità della vita
di P. Eluard. Nel corso degli anni Cinquanta realizza numerose decorazioni di
interni (Dominio Incantato, 1953: Knokke-le-Zoute, Casino; la Fata Ignorante,
1957: Charleroi, Palais des beaux arts; le Barricate misteriose, 1961:
Bruxelles, Salle des Congrès dell’Albertina).
Sue opere sono presenti in
numerosi musei belgi quali l’mrba di Bruxelles (l’Impero delle luci, 1954), di
Liegi (il Doppio segreto, 1927), di Charleroi, Gand, oltre che a Vienna (Museo
del XX sec.), New York (moma), Philadelphia (i Sei Elementi, 1928), Huston
(coll. DeMenil), Parigi (mnam, Modello Rosso), Venezia (Fondazione P.
Guggenheim: l’Impero delle luci, 1953-54 ca.) ed molte collezioni private. Si
sono tenute frequentemente retrospettive della sua opera (1952) a Bruxelles, a
New York (1965), Londra (Marlborough Fine Art Gall., 1973) e a Parigi (mnam,
1979).