5/12/2020

René Magritte, (Lessines (Belgio) 1898 – Bruxelles 1967)

Si iscrisse nel 1916 all’Accademia di belle arti di Bruxelles e dopo la guerra, insieme a Victor Servranckx (col quale scrisse il saggio inedito L’art pur défense de l’esthétique), lavorò come disegnatore nell’industria di carta da parati Peeters, lasciò in seguito l’impiego per guadagnarsi da vivere con manifesti e disegni pubblicitari. In questi anni conobbe L. T. Mesens – maestro di piano del fratello – col quale collaborò successivamente alle riviste «Oesophage» (numero unico) ed a «Marie».


L’incontro con Marcel Lecomte introdusse M all’opera di De Chirico ed alla poesia surrealista; partecipò poi nel 1926 al gruppo dei surrealisti belgi che si ritrovavano alla Société du mystère (Golmans, Nougé, Seutenaire, Lecomte, Souris, Mesens). Dopo un breve passaggio attraverso l’esperienza cubista e futurista ed una serie di quadri astratti, nel 1925 l’artista dipinse il suo primo quadro surrealista: Il fantino perduto. Al suo arrivo a Parigi, dove visse dal 1927 al 1930, M venne introdotto nel circolo di Breton, intrecciando rapporti stretti con Arp, Mirò, Eluard.

Fino al 1936, l’influenza di De Chirico è evidente nelle sue prospettive urbane in cui oggetti tra loro incompatibili vengono accostati (il Tempio minacciato, 1928: Londra, coll. Peurose; la Scala del fuoco, 1933: Londra, coll. priv.). Già dal 1923 nell’opera del pittore è avvertibile il suo interesse per personaggi standardizzati, quali i suoi tipici signori con bombetta /cappello a melone (l’Assassino minacciato, 1926: New York, moma) o oggetti spesso sostituti dai personaggi (l’Inchiostro, 1926: Düsseldorf, knw), creando straniamenti visuali con l’accostamento di oggetti opposti o al contrario affini secondo un processo logico (le Affinità elettive, 1932: coll., priv.), con uno spirito che si avvicina al collage (i Relitti dell’ombra, 1926: conservato a Grenoble), tecnica che M sperimentò negli anni 1925-27.

Questo interesse per la «lotta tra il visibile nascosto ed il visibile apparente» ritorna a partire dal 1927 nell’illustrazione delle relazioni ambigue tra realtà e parola (la Chiave dei sogni, 1927: Monaco, coll. priv.). La tecnica di queste opere è precisa e netta, il disegno corretto, i colori sono soggetti alla ricerca di una neutralità della tecnica pittorica. M aveva un contratto con la Gall. Centaure a Bruxelles quando il fallimento di quest’ultima nel 1930, permise al suo amico Mesens di acquistare tutti i suoi quadri (200 ca.).

Il tipo di pittura di M rimase pressoché identico fino al 1940, ed egli continuò la sua esplorazione sulle relazioni inattese tra oggetti ed ambiente (la Condizione umana, 1934: Parigi, coll., priv.) mettendo in luce aspetti straordinari ora degli oggetti ora dell’ambiente, come nel quadro Il corso dell’estate (1938: ivi), in cui il cielo si è trasformato in un muro con fenditure e nicchie. Alla fine degli anni Venti, M esplorò il campo della scultura dipingendo una serie di calchi/gessi delle maschere funerarie di Napoleone e della Venere di Milo (l’Avvenire delle statue). Dal 1943 al 1947, il periodo «Renoir» è caratterizzato dalla ricerca del piacere di dipingere, che approda ad un arricchimento della tavolozza (Età del piacere, 1946: coll. priv.); a questo periodo fa seguito (fine del 1947 – inizio del 1948) il periodo «vache», esplosivo ed erotico, illustrazione del potere sovversivo della tecnica pittorica (il Contenuto pittorico, 1947: Bruxelles, coll. priv.).

Ma dal 1946, malgrado i suoi rapporti burrascosi con il gruppo surrealista, M ritorna alla sua prima maniera, ora però con un accento crudele e ghignante sconosciuto al suo primo periodo: bare che rimpiazzano il modello Mme Récamier di David in Perspective (1951: Bruxelles, coll.,priv.) e i personaggi di Manet nel Balcone (1950: conservato a Gand). In questo insieme di humour noir e di visione tradizionale di colori freschi e spazi ampi, nella affascinante e spontanea immediatezza della sua visionarietà, inesauribile benché aggirantesi attorno ad un ristretto numero di immagini ossessivamente ritornanti, ironicamente ambigua e surreale appunto perché guidata da un linguaggio visivo di sconcertante semplicità e perspicuità, si realizza la sua profonda originalità. Nel 1945 illustra con disegni gli Chants de Maldoror di Lautréamont e nel 1946 la Necessità della vita di P. Eluard. Nel corso degli anni Cinquanta realizza numerose decorazioni di interni (Dominio Incantato, 1953: Knokke-le-Zoute, Casino; la Fata Ignorante, 1957: Charleroi, Palais des beaux arts; le Barricate misteriose, 1961: Bruxelles, Salle des Congrès dell’Albertina).

Sue opere sono presenti in numerosi musei belgi quali l’mrba di Bruxelles (l’Impero delle luci, 1954), di Liegi (il Doppio segreto, 1927), di Charleroi, Gand, oltre che a Vienna (Museo del XX sec.), New York (moma), Philadelphia (i Sei Elementi, 1928), Huston (coll. DeMenil), Parigi (mnam, Modello Rosso), Venezia (Fondazione P. Guggenheim: l’Impero delle luci, 1953-54 ca.) ed molte collezioni private. Si sono tenute frequentemente retrospettive della sua opera (1952) a Bruxelles, a New York (1965), Londra (Marlborough Fine Art Gall., 1973) e a Parigi (mnam, 1979).